E’ una requisitoria durissima quella del sostituto procuratore generale Mario Remus al processo di secondo grado a carico di cinque medici dell’ospedale Sandro Pertini che si occuparono di Stefano Cucchi nei difficili giorni dell’agonia del 31enne che culminarono nella sua morte. E’ una requisitoria durissima perché il magistrato addebita a quei cinque medici una condotta «sciatta e negligente» nel prendersi cura di un detenuto che versava in condizioni psicologiche e di salute compromesse (Cucchi fu barbaramente picchiato da due carabinieri dopo il suo arresto) e che meritava un aiuto medico diverso.
«Il paziente è stato sicuramente trascurato e non monitorato. Tutto ciò e’ inammissibile per un soggetto in quelle condizioni. E quando un infermiere si è accorto che qualcosa non andava, ormai era troppo tardi. I giochi erano fatti. Da questa vicenda sono emersi elementi che danno conto di una sciatteria e di una negligenza che imperversava in quell’ambiente», ha argomentato in sede di requisitoria il sostituto procuratore generale Mario Remus. Per il pg è evidente che «alla morte di Cucchi hanno contribuito varie concause. Ma forse la vera causa è che il ragazzo non è stato ascoltato né dal punto di vista sanitario ne’ dal punto di vista psicologico».
Tuttavia il pg ha concluso senza chiedere la condanna dei cinque medici, questo perché – ha spiegato il magistrato – è intervenuta la prescrizione che ha divorato l’accusa di omicidio colposo. La richiesta di dichiarare il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione del reato riguarda le posizioni del primario dell’Ospedale Pertini di Roma, Aldo Fierro, e i dottori Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo.
Tortuosa la vicenda processuale che ha riguardato gli imputati: inizialmente portati a processo per l’accusa di abbandono d’incapace, furono condannati in primo grado nel giugno 2013 per omicidio colposo a pene comprese tra i due anni di reclusione (il primario) e un anno e quattro mesi (gli altri medici) ma poi furono assolti in appello. Intervenne la Cassazione rimandando indietro il processo e i nuovi giudici confermarono l’assoluzione. Poi, nuovo intervento della Cassazione e nuovo rinvio per quest’altro processo per il quale è stata fissata il prossimo 3 luglio l’udienza di discussione delle difese.
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lunedì, 6 Maggio 2019 - 13:34
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