Un accorato appello rivolto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché intervenga sulla drammatica situazione delle carceri. Pochi giorni fa ‘Il Carcere possibile’, l’associazione onlus fondata nel 2003 da un gruppo di penalisti napoletani, ha inviato una lettera al Capo dello Stato: «Le nostre carceri sono polveriera pirica destinata ad incagliarsi ad ogni scintilla», scrive il direttivo dell’associazione guidata dall’avvocato Anna Maria Ziccardi.
Diversi sono i problemi sui quali i penalisti pongono l’accento: si parte dalle rivolte dei detenuti che nell’ultimo anno si sono verificate in alcuni penitenziari. L’ultimo episodio, in ordine di tempo, si è verificato proprio nel carcere napoletano di Poggioreale, dove, poche settimane fa, oltre 200 detenuti hanno dato vita ad un’insurrezione per pretendere che un altro detenuto, che stava male, venisse trasferito in infermeria, anche perché i detenuti temevano che potesse essere affetto da meningite. Nell’ottobre del 2018 una rivolta si è verificata nel carcere di Trento, alla quale hanno fatto seguito quelle di Rieti, di Spoleto e di Campobasso. Sommosse alle quali – insistono i penalisti nella missiva – vanno aggiunte «numerosissime altre forme di protesta, più o meno virulente, organizzate in numerosi penitenziari, l’ultima delle quali lo sciopero della fame di due detenuti all’Aquila».
Il secondo problema che i penalisti denunciano è quello dei numerosi suicidi avvenuti in prigione. «Dal 2018 ad oggi: 87 suicidi, più di mille quelli sventati dall’intervento della polizia penitenziaria, e migliaia di atti di autolesionismo», ricordano gli avvocati.
Né passano in secondo piano, nella lettera, il problema del sovraffollamento («tornato a livelli elevatissimi, vicini a quelli antecedenti la nota sentenza di condanna per trattamenti inumani e degradanti subita dal nostro Paese») e la «sproporzione tra presenze e posti effettivamente disponibili», «che continua ad essere aggravata dalle tragiche condizioni strutturali di molti penitenziari e dall’assoluto fallimento dell’assistenza sanitaria in carcere». Problemi che, dicono i penalisti, sono diventati psicologicamente più pesanti anche a causa del modo di porsi del Governo nei confronti del pianeta dei detenuti. Nella lettera si parla di «abiura sociale, strumentalizzata anche dal modo politico, della rieducazione quale fino primo ed ineludibile del nostro sistema punitivo. L’affermazione, espressa ripetutamente e con linguaggi odiosi, che il peccato non si emenda, si espia, naturalmente in carcere e con pene esemplari». Quindi l’appello rivolto a Mattarella, affinché adotti «i provvedimenti necessari a rendere i nostri istituti detentivi, e la vita che in essi si svolge, confermi alle leggi nazionali e sovranazionali, e degne di uno stato democratico occidentale».
Un appello che cade alla vigilia dello sciopero nazionale proclamato dall’Unione delle Camere penali proprio per protestare contro la politica del Governo circa il mondo delle carceri. Il 9 luglio, giornata dell’astensione, l’Unione organizzerà nel Palazzo di Giustizia di Napoli una manifestazione.
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lunedì, 1 Luglio 2019 - 10:10
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