Svolta nelle indagini sull’omicidio di Mario Perrotta, ucciso a Napoli l’8 ottobre 2012 in un garage nel quartiere Miano. Gli agenti della squadra mobile hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 6 indagati, emessa dal gip Saverio Vertuccio del Tribunale di Napoli su indagini della Dda partenopea (pm Maurizio De Marco), nei confronti dei 5 presunti responsabili dell’omicidio e dell’uomo che procurò loro l’arma del delitto, non consapevole dell’uso che ne sarebbe stato fatto. Destinatari dei provvedimenti sono: Raffaele Notturno, Armando Ciccarelli, Vincenzo Brandi e Antonio Finelli (tutti liberi e arrestati oggi), e i detenuti Giuseppe Montanera e Salvatore Baldassarre. Notturno, Ciccarelli, Brandi, Montanera e Baldassarre rispondono di omicidio aggravato dall’uso delle armi, dai motivi futili e abbietti e dalla matrice camorristica. Finelli invece risponde solo di detenzione illegale di arma aggravata dalla matrice camorristica perché avrebbe procurato a Brandi una delle pistole usate per il delitto.
Le indagini, fondate su dichiarazioni di collaboratori di giustizia, intercettazioni e un’ampia messe di riscontri, hanno consentito di ricostruire mandanti ed esecutori materiali dell’omicidio che si inserisce nel contesto della terza faida di Scampia del 2012 (quella tra gli Abete-Abbinante-Notturno e il cartello Vanella Grassi-Leonardi-Marino), di cui è rimasto vittima Perrotta, ritenuto vicino al narcos Paolo Maoloni che a sua volta operava per conto di Antonio Leonardi.
Mario Perrotta venne assassinato da uno dei gruppi di fuoco del clan Abete-Abbinante Noturno perché individuato come obiettivo alternativo a Pietro Maoloni, di cui era ritenuto ancora un collaboratore dal punto di vista criminale, mentre in realtà se ne era già allontanato. Un omicidio, spiegano quindi gli investigatori, «che ben illustra la frenesia omicida che pervase gli affiliati alle organizzazioni criminali dell’area nord di Napoli nel periodo della faida, alla ricerca di obiettivi da colpire, senza curarsi troppo del loro rilievo criminale».
Le persone colpiti da misura cautelare sono tra i componenti del gruppo di fuoco detto dello Chalet Baku, uno dei tre (con quello del Monterosa e quello dei Sette Palazzi) agli ordini degli Abete-Abbinante. (Leggi anche l’approfondimento: «Le accuse del pentito Ambra, le intercettazioni sui timori che Ambra potesse raccontare la verità sul delitto Perrotta e i ruoli di tutti gli indagati)
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martedì, 9 Luglio 2019 - 10:55
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