Teneva la ‘cassa’ del clan e le sue attività erano fiorenti soprattutto grazie al fatto che era riconosciuto come imprenditore legato alla cosca. Mario Iavarazzo, già condannato per 416 bis, è destinatario insieme ad altre 10 persone di misure cautelari emesse dal gip di Napoli dopo indagini della Dia partenopea per concorrenza illecita, trasferimento fraudolento di valori e favoreggiamento personale, reati aggravati dall’utilizzo del metodo mafioso e per aver favorito il gruppo Russo-Schiavone dei Casalesi.
Iavarazzo è stato, fino al 2010, colui che distribuiva gli ‘stipendi’ agli affiliati e controllava le estorsioni e delle attività economiche del gruppo. Dopo la sua scarcerazione nel maggio 2015, aveva ripreso la sua attività nel settore pubblicitario, facendo ricorso anche alla forza di intimidazione della cosca nei confronti dei concorrenti; aveva poi provveduto ad intestare fittiziamente al fratello Francesco e alla moglie di costui, il primo ora destinatario di una misura dell’obbligo di dimora, le quote societarie della Publione srl, società nata dalle ceneri della Pubblione di Lucia Solipago (dipendente di Mario Iavarazzo già condannata in altro procedimento), mentre quelle della Adv Comunication srl al prestanome Nicola Sabatino. Tutte e due le società hanno sede a Casal di principe, in corso Umberto I. Anche il fratello Michele era coinvolto nelle sue attività, ed è ora ai domiciliari, e Gennaro Esposito, fidato collaboratore adesso con obbligo di dimora.
Le indagini, inoltre, facevano emergere il ruolo dell’imprenditore Armando Aprile, attivo nel medesimo settore della cartellonistica pubblicitaria, che con i fratelli Iavarazzo aveva un rapporto societario di fatto, mettendo a disposizione una delle sue società, la Spm srl, con sede nella zona Asi di Carinaro, formalmente intestata all’altro prestanome Giuseppe Franco, il cui valore è stimabile in circa due milioni di euro. La Spm srl è stata sottoposta a sequestro preventivo in esecuzione di un decreto d’urgenza emesso per impedire l’aggravamento delle conseguenze dei reati contestati dal gip.
Il supporto logistico alle attività illecite di Iavarazzo era, invece, garantito dalla Ital Stampa (con sede a Villa Literno), tipografia solo formalmente intestata a Luigi Drappello, ma di proprietà del suocero di quest’ultimo, Domenico Ferraro, che metteva a disposizione degli indagati un ufficio e beni strumentali. Tra i principali clienti di Mario Iavarazzo, La Cis Meridionale srl, società titolare del centro commerciale Jambo di Trentola Ducenta, sottoposta ad amministrazione giudiziaria dopo inchieste sui legami del gruppo Zagaria dei Casalesi con l’imprenditore titolare, dalla quale l’uomo ha ottenuto la proroga dei contratti pubblicitari della Publione srl, facendoli fraudolentemente intestare alla Adv comunication s.r.l., con la consapevole complicità di due dipendenti della Cis Meridionale, Giuseppe Lista e Lucia Grassia, anch’essi sottoposti a misure cautelari.
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lunedì, 15 Luglio 2019 - 10:48
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