Doveva essere la resa dei conti finale quella che il clan Graziano preparava contro il clan Cava, nell’ambito della faida che da mezzo secolo vede i due sodalizi protagonisti nel Vallo di Lauro, in provincia di Avellino. Indagando su una serie di estorsioni messe a segno da esponenti del clan Graziano ai danni di imprese operanti nel settore delle pompe funebri, gli investigatori hanno scoperto il piano di imminente realizzazione per uccidere Salvatore Cava, figlio del capoclan Biagio, deceduto nel 2017 dopo 10 anni di reclusione al 41bis, e sua moglie, Rosalba Fusco.
Nelle campagne di Quindici (Avellino) è stato anche ritrovato un manichino femminile sul quale i killer si esercitavano con un fucile di precisione. All’alba è scattato il blitz che ha portato all’arresto, con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso, dei fratelli Fiore e Salvatore Graziano, 46 e 48 anni, figli del capoclan Luigi Salvatore Graziano; dei titolari di imprese di pompe funebri, Antonio Mazzocchi, ex poliziotto, e Domenico Desiderio; di Ludovico Rega, ritenuto un fedelissimo esponente del clan. Gli arresti sono stati eseguiti a Lauro, Taurano, Quindici e in provincia di Verona. L’eventuale compimento dell’attentato avrebbe riaperto fragorosamente la guerra tra i due clan che, con diverse alleanze esterne, si contendo la supremazia per il controllo e la gestione di estorsioni, usura e lavori edili.
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giovedì, 1 Agosto 2019 - 15:59
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