Tutti condannati, così come aveva chiesto nell’udienza del 26 settembre scorso il pubblico ministero antimafia Francesco De Falco. Oggi pomeriggio il giudice per le indagini preliminari Marcopido del Tribunale di Napoli ha trasformato le accuse contestate a esponenti del clan Sibillo e del rivale clan Buonerba in verità (la prima) processuale. Le dodici persone sul banco degli imputati sono state ritenute colpevoli a vario titolo di associazione di stampo mafioso, di armi e dell’esplosione di un ordigno fatto deflagrare nell’ottobre del 2015 davanti all’abitazione di un esponente di spicco dei Sibillo, Antonio Napoletano detto ‘o nannone. Sono state ritenute colpevoli di avere partecipato ad una contesa tra clan per il controllo del ‘ventre molle’ di Napoli. Il processo si è definito con la modalità del rito abbreviato, formula che prevede lo sconto di un terzo della pena.
Sul versante dei Sibillo, la pena più alta è stata inflitta ad Antonio Napoletano ‘o nannone, che è stato ai vertici del gruppo criminale: il gip gli ha inflitto 10 anni e 8 mesi, tanti quanti quelli proposti dal pubblico ministero. Napoletano è stato condannato, non in via definitiva, a 18 anni per l’omicidio del 21enne Luigi Galletta (vittima innocente della camorra), il meccanico assassinato nell’officina in via Carbonara dove lavorava onestamente. Alla stessa pena (10 anni e 8 mesi) è stato condannato Ciro Contini, nipote del boss Eduardo Contini ed anello di congiunzione tra la cosca del Vasto e il gruppo Sibillo: accolta in toto la richiesta di pena avanza dal pm.
Dieci anni sono stati disposti per Giuseppe Gambardella, cognato di Antonio Napoletano, che rispondeva sia di associazione mafiosa che di armi. Il gip ha disposto una pena lievemente più bassa di quella a 11 anni e 4 mesi che il pm aveva proposto per l’imputato.
L’elenco delle condanne segue con gli 8 anni disposti per altre figure di vertice di Sibillo: Luca Capuano (pm: 10 anni e 8 mesi), Salvatore Celentano (pm: 8 anni), Francesco Pio Corallo. Sette anni sono stati, inoltre, disposti per Nicolas Brunetti, cugino di quel Manuel che è ritenuto fondatore dei Brunetti (che insieme ai Sibillo ha fatto parte del cartello denominato la ‘paranza dei bambini’) e che è stato già condannato in via definitiva per l’omicidio della guardia giurata Umberto Concilio. Nei confronti di Brunetti il pm aveva chiesto la condanna a 8 anni. Condanna infine per il pentito Bruno Esposito, al quale il gip Marcopido ha comminato una pena più alta rispetto alla richiesta del pm: inflitti 3 anni e 4 mesi (pm: 2 anni e 3 mesi).
Sul fronte dei Buonerba, invece, le condanne sono state quattro: 6 anni e 8 mesi (pm: 8 anni) per il ras Gennaro Buonerba; 5 anni e 10 mesi per Salvatore Mazio (pm: 6 anni) e per Vincenzo Rubino; 6 anni e 8 mesi per Massimo Amoroso (pm: 8 anni). Gli esponenti dei Buonerba rispondevano dell’intimidazione, a mezzo bomba, ai danni di Antonio Napoletano. Il baby boss Gennaro Buonerba ha già sulle spalle due condanne per omicidio: lo scorso luglio si è visto confermare in sede di Appello l’ergastolo per l’omicidio di Emanuele Sibillo ammazzato in via Oronzio Costa, bunker dei Buonerba e definito dagli stessi Buonerba (in una intercettazione) il «vicolo della morte»; a maggio invece i giudici della Cassazione lo hanno condannato in via definitiva a 20 anni per l’omicidio di Salvatore D’Alpino. Per l’omicidio di D’Alpino è stato condannato in via definitiva a 20 anni anche Salvatore Mazio, che partecipò al raid.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 60 giorni, passaggio necessario per consentire al collegio difensivo (composto, tra gli altri, dagli avvocati Annibale Bove, Leopoldo Perone, Antonio Rizzo, Giuseppe Ricciulli, Carmine Procentese, Dario Cuomo, Giovanni Abet, Riccardo Ferone e Stefano Viglione) di presentare ricorso in Appello.
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mercoledì, 4 Dicembre 2019 - 18:02
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