Ha affidato ad un lungo post su Facebook le motivazioni della sua uscita dal Movimento Cinque Stelle, per passare con la Lega di Salvini. Ugo Grassi, senatore eletto nel collegio uninominale di Avellino, giurista già direttore del dipartimento di giurisprudenza della Università Parthenope di Napoli ed insegnante di Diritto civile, lo fa per «chiarire alcuni aspetti». E non risparmia, inevitabilmente, critiche al suo ex partito dal quale – sostiene – si è sentito «del tutto inascoltato» e che accusa, nella vicenda del Mes, di «opportunismo politico». «Durante questa prima fase della XVIII legislatura – scrive Grassi – mi sono ripetutamente domandato per quale ragione avessero mai voluto tra i loro eletti un professore universitario se del mio contributo nessuno si curava».
A quanti obiettano a lui, ed agli altri due transfughi Francesco Urraro e Stefano Lucidi, che avrebbe dovuto dimettersi e non passare direttamente con i salviniani, Grassi replica che «così ragionando dovrei prendere atto di aver sprecato risorse ed energie e che dovrei rinunciare a dare il mio contributo politico, mentre, al contrario, il Movimento conserverebbe il suo ruolo leader a cui io e tanti altri professionisti abbiamo contributo. Chi mi esorta a dimettermi non si rende conto che mi sta esortando a tornare a casa accettando di aver sacrificato al movimento due anni della mia vita senza essere riuscito a realizzare alcunché di quanto concordato».
Nessun cambio di opinioni, dunque, alla base della ‘fuga’ dai Cinque Stelle ma «solo la determinazione dei vertici del movimento di guidare il paese con la granitica convinzione di essere i depositari del vero e di poter assumere ogni decisione in totale solitudine. Gli effetti di questo modo di procedere sono così gravi ed evidenti (a chi vuol vedere) da non dover neppure essere esposti. Basti l’esempio della gestione dell’ex Ilva per dar conto dell’assenza di una programmazione nella gestione delle crisi».
Critiche anche sul tema più caro a Grassi, quello giuridico: «Avevo ripetutamente richiamato l’attenzione sulla necessità di avviare un’opera di riordino della legislazione in settori critici per il buon funzionamento delle istituzioni: penso al progetto, rispetto al quale ebbi riscontri entusiastici, di avviare la redazione, tramite una commissione speciale di cui avevo delineato le modalità di funzionamento, di un Codice di diritto amministrativo, costruito per principi e pubblicato in via ufficiale in versione bilingue (italiano e inglese) in modo da favorire gli investimenti stranieri. Allo stesso modo si rendono necessari altri testi unici: si pensi, a mo’ di esempio, al settore fiscale e laburistico».
«Il mio disagio è montato giorno dopo giorno – continua Grassi – Sono ormai mesi che mando segnali di dissenso, sempre motivando le mie ragioni. Nessuno si è mai curato di confrontarsi, foss’anche per dire “non sono d’accordo».
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venerdì, 13 Dicembre 2019 - 11:11
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