Una nuova tegola sul Movimento Cinque Stelle. La nomina del senatore Elio Lannutti a presidente della Commissione di indagine sulle banche, sino a qualche settimana fa data per scontata, è divenuta invece altra occasione per infrangere le certezze dei pentastellati che stavolta finiscono nella stessa ‘trappola’ che nella loro storia hanno sempre teso agli altri partiti, quella dei curriculum e delle storie ‘cristalline’ di chi viene nominato al vertice di un ente qualsiasi.
Il grido è sempre lo stesso: «Onestà», che si traduce in scelta di personalità specchiate, senza ombre, senza conflitti. E non è questo il caso di Lannutti, finito nel tritacarne perché suo figlio è un dipendente della Banca popolare di Bari, l’istituto di credito appena ‘salvato’ dal governo con un maxi stanziamento di 900 milioni di euro. E’ opportuno che Lannutti sia al capo della Commissione sulle banche? Per Luigi Di Maio no, per esponenti di spicco come Stefano Patuanelli – ministro per lo sviluppo economico – non c’è alcun problema perché il figlio del senatore pentastellato non è un dirigente ma un semplice dipendente; per Lannutti, che non vuole farsi da parte, non c’è ovviamente alcun conflitto di interessi («Questa si chiama macchina del fango – ha detto- Alessio (il figlio, ndr) è il più giovane giornalista professionista, è stato giornalista parlamentare, si è laureato con 110 e lode, è stato licenziato, gli ho sconsigliato di continuare a fare il giornalista e ha trovato lavoro come impiegato»).
Il no netto arriva dagli alleati di Governo Pd e Italia Viva, mentre Salvini, prima disposto a votarlo, ora chiede a Di Maio solo di «fare un nome e procedere», di fatto scartando Lannutti. A nulla vale la nota dei colleghi grillini della Commissione Finanze, il capo politico del M5S è pronto a scaricare l’ex dipietrista presidente dell’Adusbef, con una lunga storia di battaglie al fianco dei truffati delle banche, ma anche di gaffe politiche pesanti. Il caso del figlio non è infatti il primo inciampo nella storia di Lannutti, mesi fa messo alla gogna per un post – poi cancellato- sulla leggenda dei Protocollo dei Savi di Sion, manifesto della propaganda antisemita moderna, un falso storico usato anche dal fascismo e diventato uno dei capisaldi teorici che giustificò lo sterminio nazista degli ebrei. Uno scivolone che il senatore corresse subito, dicendo di non avere contezza di quanto aveva postato. Ora, questo caso ben diverso, che dovrebbe risolversi con la sua bocciatura e la nomina di Carla Ruocco, Alvise Maniero o Laura Bottici del Movimento.
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mercoledì, 18 Dicembre 2019 - 11:31
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