Il suo intervento durante l’ultima, accesa, assemblea del Movimento Cinque Stelle ha dato un po’ l’immagine di Luigi Napolitano. Lo scorso primo febbraio all’Hotel Ramada, davanti alla platea di attivisti napoletani in fibrillazione per le divisioni sulla scelta di allearsi o meno col Pd alle prossime elezioni regionali, l’ingegnere gestionale napoletano, 44enne esperto di Smart City impiegato in un’azienda privata di trasporto pubblico locale, ha arringato la folla direttamente in dialetto. «Amma turna miez a vie, questo dobbiamo fare» ha urlato ai compagni del Movimento invitandoli a tornare al periodo d’oro dei gazebo, della partecipazione. «Luigi è così, è vero» dice chi lo conosce e chissà se questa schiettezza potrà essere un valore aggiunto nella difficile sfida in cui si è imbarcato: le votazioni suppletive al Senato del 23 febbraio per il collegio Campania 7 a Napoli, cui è arrivato dopo una discussa partecipazione alle Parlamentarie sulla piattaforma Rousseau. Napolitano quelle votazioni telematiche le ha vinte con oltre 700 voti, ma su di lui pesava e pesa il peccato originale di essere un amico dell’ex capo politico del Cinque Stelle Luigi Di Maio e di avere centrato un’altra votazione virtuale, quella per le elezioni europee (dove poi non fu eletto) venendo preferito ad un altro candidato, il casertano Aurelio Nazaria, che aveva preso trecento voti più di lui.
Partiamo dalle Parlamentarie. La sua avventura non è iniziata nel migliore dei modi, viste le contestazioni di parte della base sulle modalità di svolgimento e risultato. Si sente o si è sentito messo in discussione?
«La mia candidatura ha ricevuto più di 700 voti grazie al lavoro svolto sul territorio campano, partendo da Secondigliano 15 anni fa, nei meet-up. Un percorso lungo, fatto di tanta fatica e tanto sacrificio, costruito con strette di mano, volantinaggi, assemblee, quindi le polemiche costruite ad hoc per la mia candidatura non mi colpiscono, anzi sembrano più un tentativo di intaccare la piattaforma Rousseau. Ho avuto il piacere di conoscerlo all’università, di trovare in lui le caratteristiche del leader, per questo lo invitai a diventare un rappresentante dell’associazione degli studenti. Da quella data siamo amici, ma questo non ha avuto nessun peso nella mia candidatura e sulla mia elezione».
Quanto ha influito sulle polemiche la sua ‘amicizia’ con Luigi Di Maio?
«Ho avuto il piacere di conoscerlo all’università, di trovare in lui le caratteristiche del leader, per questo lo invitai a diventare un rappresentante dell’associazione degli studenti. Da quella data siamo amici, ma questo non ha avuto nessun peso nella mia candidatura e sulla mia elezione».
Archiviate le polemiche, è iniziata la sua campagna elettorale per le suppletive in un contesto, quello del Movimento Cinque Stelle campano, che appare dilaniato. Lei ha pure fatto sentire la sua voce, richiamando a modo suo gli attivisti alla partecipazione. Cosa serve, secondo lei, oggi, per ricomporre il conflitto che traspare tra base e vertici del Movimento?
«Il mio intervento è stato molto applaudito perché di cuore. Io dico quello che penso, alcune volte anche in dialetto, e questo arriva alle persone. Ho spiegato che il Movimento deve, innanzitutto, ritrovare la sua identità. Né di destra né di sinistra. Dobbiamo risvegliare lo spirito che ci ha dato la forza di diventare il primo partito in Italia nel 2018, cioè stare in strada, parlare con le persone, proporre cose reali per poi trasformarle in fatti, come il reddito di cittadinanza. Il Movimento in questo momento sta vivendo una fase di cambiamento. Il passo indietro di Luigi di Maio da leader politico ci ha sicuramente colti di sorpresa, ma come dicevo prima, è importante ricominciare partendo dalla base ».
Le elezioni suppletive sono certamente un test per le prossime Regionali in Campania. Rispetto ad una possibile alleanza alle consultazioni regionali con il Pd, qual è la sua posizione?
«Io credo che il valore delle suppletive non debba essere assoluto. Si vota in un collegio molto ampio, è vero, ma molto dipende dalla capacità di convincere i cittadini ad andare a votare. La posizione del M5S della Campania, venuta fuori dall’assemblea di domenica all’hotel Ramada, è molto chiara. I portavoce hanno espresso il loro parere: il 90% ha detto di no a qualsiasi apparentamento o alleanza. A questo punto la parola torna agli attivisti sulla piattaforma Rousseau. Il mio parere è uguale a quello del 90%, sono convinto che il M5S debba ripartire dalla sua identità senza carrozzoni di destra né di sinistra ».
Parliamo di questa discussa ricandidatura di Vincenzo De Luca alla presidenza, il vero muro tra voi ed il Partito democratico…
«Ovviamente sono contro. Su Rousseau decideremo in assemblea se andare avanti da soli, come ha decretato l’assemblea regionale. Se così fosse Vincenzo De Luca, o qualsiasi altro candidato del centro sinistra, sarà un concorrente. Quello che voglio sottolineare è che noi non appoggeremo mai partiti con riciclati e imputati o con idee razziste e xenofobe ».
Con quale programma per Napoli si presenta a questa suppletive?
«I senatori napoletani e campani sono molto attenti alle vicende di questa terra. Io mi aggancio al loro lavoro. In questi giorni sto misurando, stando sul territorio a contatto con le persone, la bontà delle loro battaglie politiche. Ambiente, criminalità, sanità ma soprattutto trasporti sono i temi su cui i napoletani chiedono interventi. Su qualcuno possiamo intervenire direttamente, su altri possiamo vigilare e chiedere spiegazione al Comune di Napoli e a Luigi De Magistris sulla mancanza di interventi. Io, una volta in Senato, mi vorrei occupare di trasporti, il mio mestiere. E su quello, per Napoli, avrei tanto da proporre».
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lunedì, 10 Febbraio 2020 - 09:49
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