Aragno, il prof comunista deluso da DeMa: «Si è alleato col partito che ha distrutto Napoli, doveva dimettersi da sindaco»

Giuseppe Aragno
di Bianca Bianco

Avversario politico ed amico che però lo ha «deluso» e «spiazzato». Giuseppe Aragno, candidato alle elezioni suppletive per il Senato del 23 febbraio, conserva comunque parole di affetto e stima per Luigi De Magistris ma non nasconde, attraverso quei due aggettivi, l’amarezza per la scelta del sindaco di convergere sul nome di Sandro Ruotolo e quindi sull’alleanza con il nemico di sempre, il Partito democratico. Quello stesso partito, si infervora il 74enne ex docente universitario di Storia, che «ha distrutto una città» che invece con DeMa «almeno nei suoi primi anni di mandato» ha provato il brivido di una rinascita. E così il professore e l’ex magistrato, il comunista libertario e il rivoluzionario con la bandana arancione, si trovano ora dietro barricate contrapposte.

Aragno si candida con Potere al Popolo, presenta il suo programma in una quotidiana campagna elettorale in strade e mercati prestandosi volentieri alle interviste per dare voce «al nostro piccolo partito» che altrimenti avrebbe solo la grancassa dei militanti sui social e non rinuncia ad una critica a viso aperto all’amico che si è venduto l’anima al Pd; Luigi De Magistris invece appoggia Sandro Ruotolo e sigla il patto con il partito che ha all’opposizione in Consiglio comunale. La loro rottura, che non è personale ma solo politica, sembra la metafora della disintegrazione di quel sogno di rinnovamento che sembrava portare con sé l’ex pm. Da quel 2011 molte cose sono cambiate, come dimostrano queste elezioni suppletive.

Una domanda diretta: il suo commento sulla scelta del sindaco di Napoli.
«Sono rimasto deluso e spiazzato. Nonostante io stimi Ruotolo, De Magistris ha comunque deciso di mettersi al servizio di forze politiche che hanno avuto molti scandali nella loro storia. Sì, sono spiazzato. Siamo amici da tempo, e non nascondo tensioni nell’ultimo periodo, soprattutto perché pensavamo ad un accordo poi fatto saltare in favore di una scelta di comodo con altre forze. Ma io dico: facciamo politica per la gente o per i nostri interessi? Non sono scelte onorevoli».

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Lei è stato un sostenitore del primo cittadino dalla prima ora. La sua idea sulla gestione della città durante il suo mandato è cambiata in questi anni?
«Sono un estimatore di Luigi da tempo e l’ho sempre appoggiato a viso aperto. Nei primi anni secondo me ha fatto bene, basti citare il turismo internazionale che ha portato nella nostra città. Poi c’è stata una frattura. Prima di tutto ha ‘imbarcato’ personaggi difficili da gestire, poi si è trovato dinanzi alle ristrettezze di bilancio e non ha potuto fare quanto si sperava. Ma il mio giudizio è positivo. Una sola cosa gli rimprovero: avrebbe dovuto dimettersi, quando questi problemi economici e di ingestibilità dei collaboratori che si è scelto si palesavano e magari rilanciare la sua battaglia da Roma. De Magistris ha governato con moltissime luci e poche ombre».

Tornando alle suppletive, con questa alleanza DeMa-Pd e la vostra corsa in solitario si rischia di penalizzare la sinistra?
«Sì, avrei preferito una alternativa di sinistra non solo al centrodestra ma anche al Partito democratico. Capisco l’aspirazione a sviluppare la propria carriera, ma questo accordo è azzardato».

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«Si devono battere le destre, ma senza agitare spauracchi come quello di Salvini che porta il fascismo in Italia. Si superino queste logiche e ci si confronti con i propri programmi. Rispetto al centrodestra sicuramente il Pd è il male minore, ma vorrei non si dimeticasse quello che le politiche di questo partito hanno fatto e continuano a fare non solo in Campania ma a livello nazionale: penso a Minniti, alla Libia».

Lei ha lanciato un appello per un confronto pubblico con gli altri candidati sostenendo che di queste elezioni pochi sanno a Napoli.
«E’ vero, quando giro per la campagna elettorale vengo fermato da persone che dicono di non sapere nulla di queste votazioni. Ho chiesto un confronto ma ho notato una certa freddezza forse perché noi forze minoritarie abbiamo meno da perdere rispetto ai ‘grandi’ partiti. Ma poi mi piacerebbe capire le idee degli altri candidati. Quelle della destra sono alquanto chiare e definite, ma quelle dell’altra parte? Stimo Ruotolo, ma mi sembra più una foglia di fico per non parlare di temi che interessano ai cittadini».

Quali sono questi temi e in che modo Potere al Popolo se ne fa portavoce attraverso la sua candidatura?
«Il lavoro, prima di tutto. La lotta al precariato affossata da una visione politica liberista, la stessa che sa parlare solo di austerity, che mette il pareggio di bilancio nella Costituzione mentre i problemi veri, come queste giovani generazioni allo sbaraglio, vengono dimenticati. E poi la salute, la condizione delle strutture sanitarie. Problematiche che interessano davvero al cittadino».

Quali proposte toccano invece direttamente Napoli?
«Questa città ha mille facce, dalla periferia al centro, e ogni situazione va affrontata tenendo conto delle diversità che ogni quartiere presenta. Non esiste una ricetta per Napoli, si deve scandagliare il suo tessuto portando a galla per ogni quartiere, ogni zona, le sue urgenze. Una riflessione, la mia, che ne porta un’altra: questo collegio elettorale in cui ci candidiamo va dal Vomero all’Arenella fino ai quartieri periferici, è troppo grande e dispersivo ed un singolo senatore poco può fare. Si dovrebbe discutere anche di questa composizione dei collegi che sembra fatta per escludere le periferie».

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mercoledì, 12 Febbraio 2020 - 14:30
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