Richieste di condanna sino a venti anni di carcere nell’ambito del processo ‘Geenna’ sulla presenza della ‘ndrangheta in Valle D’Aosta. E’ il bilancio della requisitoria dei pubblici ministeri Stefano Castellani e Valerio Longi al processo che si sta celebrando davanti al giudice per le indagini preliminari Alessandra Danieli con la modalità del rito abbreviato, formula che prevede lo sconto di un terzo della pena. I reati contestati a vario titolo agli imputati sono di associazione di stampo mafioso, tentato scambio politico-mafioso, in relazione alle elezioni comunali del 2015, concorso in lesioni personali, tentata estorsione, favoreggiamento.
La pena più alta è stata proposta per Bruno Nirta, che secondo gli inquirenti avrebbe svolto ruoli di direzione, promozione e organizzazione locale di ‘ndrangheta di Aosta: nei confronti del 62enne, originario di San Luca (Reggio Calabria), proposti 20 anni di reclusione. Una richiesta severissima, il massimo possibile alla luce dei reati contestati (associazione mafiosa) e del rito di giudizio scelto. Nirta, soprannominato ‘La Bestia’, è considerato dagli inquirenti referente della cosca Nirta-Scalzone di San Luca.
Chiesta la condanna anche dell’avvocato torinese Carlo Maria Romeo, arrestato nel corso delle indagini: proposti 9 anni e 4 mesi per concorso in associazione di stampo mafioso e favoreggiamento. Tra le condotte a lui contestate vi è quella di essersi attivato per avvisare l’organizzazione del rischio derivante dalle dichiarazioni di un pentito. L’avvocato torinese, originario di Bolivano in provincia di Reggio Calabria, ha sempre respinto i fatti.
La procura, inoltre, ha chiesto 14 anni e 2 mesi per l’artigiano Marco Fabrizio Di Donato, ritenuto dagli inquirenti al vertice del locale clan aostano. L’imputato risponde sia di associazione mafiosa che di tentato scambio politico-mafioso, in relazione alle elezioni comunali del 2015, e di concorso in lesioni personali. Dieci anni e 8 mesi sono stati chiesti per Francesco Mammoliti; 10 ani per Roberto Alex Di Donato; 6 anni e 8 mesi Bruno Trunfio, ex assessore del Comune di Chivasso (in provincia di Torino); 4 anni e 8 mesi per Roberto Fabiani; 3 anni per Vincenzo Argirò e Rocco Rodi; 2 anni e 8 mesi per Salvatore Felice; 2 anni e 4 mesi per Roberto Bonarelli; 1 anni e 10 mesi per Giacomo Albanini. Altre cinque persone hanno scelto il rito ordinario, saranno in aula l’11 marzo: si tratta dell’ex consigliere regionale Marco Sorbara (eletto tra le fila del’Union valdotaine); Monica Carcea, ex assessore del comune di Saint-Pierre; Nicola Prettico, ex consigliere comunale di Aosta nonché dipendente del Casinò e sindacalista; il ristoratore aostano Antonio Raso, considerato il collante tra la cosca e il mondo della politica regionale; il croupier del Casinò Alessandro Giachino.
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lunedì, 17 Febbraio 2020 - 17:04
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