Flop sardine in piazza Dante a Napoli, l’organizzatore Martirani espulso: «Strumento nelle mani di poche persone»

Bruno Martirani
Bruno Martirani
di Bianca Bianco

Il sogno delle Sardine napoletane si è infranto in piazza Dante. Nella quarta occasione in cui la città è stata chiamata a rispondere all’appello del movimento di Mattia Santori, martedì, si è registrato il terzo flop (gli altri furono a piazza San Domenico, a gennaio, ed a Scampia a febbraio). Ma stavolta, accanto alla mera conta dei numeri – circa trecento – dei manifestanti, i ‘pesciolini’ emiliani dovranno prendere atto che a Napoli l’esperimento sembra fallito ed anche in malo modo. Al termine della difficile serata di piazza Dante, infatti, l’organizzatore dell’evento Bruno Martirani, che aveva anche creato la pagina Facebook delle Sardine napoletane ed era tra i principali interlocutori dei fondatori, è stato espulso con metodi che a qualcuno hanno ricordato la cacciata di Federico Pizzarotti, oggi sindaco di Parma, dal Movimento Cinque Stelle. Suggestioni. Quello che è accaduto però sembra proprio una resa dei conti interna e Bruno Martirani, a due giorni da quanto accaduto, non risparmia critiche anche pungenti al movimento nato a novembre che ha fatto gridare al ‘miracolo delle piazze’ ed in Emilia Romagna per alcuni ha aiutato a battere Salvini. Al Sud invece, non trascina. Lo dimostra Napoli, lo dimostra la scarsa adesione in Calabria nei giorni delle elezioni regionali, lo dimostra il ‘litigio’ in diretta tv con il rappresentante della Basilicata.

Martirani, perché questi flop napoletani?
«Era abbastanza prevedibile che andasse male una manifestazione organizzata di martedì ed in un orario ostico per chi arriva dalla periferia. E poi i flop sono dipesi da motivi di ordine politico legati a leggerezze come le uscite sull’Erasmus tra Sud e Nord o la foto con Benetton. La responsabilità è anche quella di aver sovrastimato le Sardine che qui da noi al Sud non attecchiscono e sono diventate strumento nelle mani di poche persone. Infine, non si capisce il meccanismo di inclusione al movimento: tutto si svolge sulle chat e fare politica in chat è mortificante».

Politicamente il problema è solo questo delle chat o c’è qualcosa di più profondo?
«Non solo, manca anche il confronto. A me non interessa essere stato cacciato proprio perché non credo che la politica si faccia in questo modo. Penso che bisogna parlare di temi, soprattutto quelli che interessano ai cittadini del Sud. Un esempio: non si può tacere sulla questione dell’autonomia differenziata su cui Bonaccini, il governatore dell’Emilia Romagna, tira dritto. Al Sud è diverso, qui dobbiamo ricevere circa 840 miliardi di euro che spettano agli enti locali, e non solo briciole. Su questi temi serve confronto, e invece…»

E invece quando ha cercato questo confronto ha incontrato una chiusura da parte dei leader?
«Io questi problemi li ho affrontati, sia all’assemblea dello Spin Time a Roma sia in quelle regionali, e ho parlato di tematiche complesse come la migrazione dei ragazzi del Sud, perché non esiste solo il problema di chi arriva da fuori. E’ giusto e sacrosanto chiedere l’abolizione dei decreti sicurezza, ma si devono affrontare anche situazioni come la fuga dei ragazzi meridionali. Anche parlare di Erasmus Nord- Sud, come hanno fatto i leader dopo l’incontro con il ministro Giuseppe Provenzano, è stato indelicato proprio verso quelle famiglie che hanno figli all’estero in un Erasmus forzato per cercare un’opportunità. E poi ho affrontato il tema degli 840 miliardi di euro, che sarebbero risorse per noi giovani meridionali. Il problema è la fuga e se non viene compreso, o non vuole essere compreso, non si può discutere».

Si accusano le Sardine di essere manovrate dal Pd…
«No, non credo. Io non sono complottista. Ma sicuramente non è un un fenomeno democratico e lineare. Faccio l’esempio della Campania e delle Regionali. Invece di anticipare dichiarazioni su De Luca, su cui per carità ci troviamo d’accordo sul fatto che sia divisivo, si dovevano prima interpellare i rappresentanti locali. Oppure dal ministro Provenzano: fai intervenire il territorio invece di uscirtene con l’Erasmus e accontentarti delle rassicurazioni che ti vengono fatte e che a noi ragazzi del Mezzogiorno non servono più a fronte dei problemi che abbiamo. Parlo di ospedali, trasporti, lavoro».

Insomma, manca concretezza. Forse c’è anche impreparazione?
«Sì, manca concretezza. Si ragiona sui nomi e non sui problemi. Si parla di politica, di Suppletive, di Regionali e non si cerca prima di connettersi con la realtà sociale sul territorio. Non mi permetto di parlare di impreparazione, ma di certo c’è ambiguità. Se questa poi derivi dall’impreparazione o da altro non posso essere io a dirlo. Ci sono poi stati frangenti in cui si è dimostrata poca maturità, come nell’incontro con il ministro. Lì è stato chiamato ad intervenire il primo organizzatore del flash mob di piazza Dante senza nemmeno chiedere prima se potesse contribuire qualcuno esperto su argomenti precisi e che riguardano il Mezzogiorno».

Forse le Sardine emiliane sono troppo accentratrici?
«No, semplicemente le decisioni vengono prese in modo poco chiaro. E poi un movimento creato da 4 mesi in cui non si risponde nemmeno a chi ha creato le pagine Facebook è tutto dire. O il modo in cui sono stato cacciato, eliminandomi dalla chat di Whatsapp e togliendomi la gestione dei social: alla prima occasione, in pratica, mi hanno fatto fuori…».

Torniamo a Napoli ed alla sera di martedì in piazza Dante. Mattia Santori ha dichiarato che sono volati anche insulti contro di lui.
«Non so. Dal palco sicuramente no. Ma su quel palco, si sappia, c’erano tutte persone invitate e messe in scaletta, di cui le Sardine sapevano tutto. Santori non dicesse bugie perché era tutto condiviso. L’unico motivo per cui è andato via e che vedeva la piazza svuotarsi e ha avuto paura del flop, non certo la presenza dei centri sociali»

Cosa ne sarà ora delle Sardine napoletane?
«Per quanto riguarda me, io di sicuro non mi approprio del marchio. Per me l’esperienza è finita. Io ho avuto solo la conferma che a Napoli questo fenomeno non serve a niente. Restano quattro o cinque rappresentanti, alcuni portati da me e che mi si sono rivoltati contro ma non porto rancore. Sappiano solo che si stanno prestando a qualcosa che in Campania è assolutamente impopolare perché le Sardine, peccando di presunzione, pensavano di fare la calata al Sud e trovare l’Emilia Romagna. Bene, hanno scoperto che Napoli non li riconosce».

Eppure per tanti questo movimento è una ‘boccata di ossigeno’ democratica…
«Ossigeno diventato a poco a poco asfissiante a colpi di decisioni eterodirette, prese in chat e poco lineari. Il risultato? La gente ha capito chi sono e non è venuta in piazza».

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giovedì, 20 Febbraio 2020 - 09:34
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