«Siamo come nani sulle spalle di giganti». Giuseppe Guarino, morto ieri notte all’età di 97 anni, era un gigante. E non solo del diritto pubblico italiano, in quanto artefice della sua grande innovazione. Ma anche come docente universitario e avvocato amministrativista. E ancora: come parlamentare e ministro. Tra gli artefici della Ricostruzione dell’Italia nel Dopoguerra, era un europeista convinto che si è scagliato duramente contro l’Unione Europea più volte definita una «gabbia», e l’euro «un golpe». Profondo conoscitore del sistema europeo, non ha mai smesso di indicare la strada per la rinascita dell’Europa.
Napoletano, nato nel 1922, Giuseppe Guarino, laureatosi giovanissimo, è stato allievo di Alfonso Tesauro. Nel 1948 ha ottenuto la cattedra di diritto costituzionale presso l’università di Sassari. Ha allevato generazioni di costituzionalisti, tra i suoi allievi due ex presidenti della Repubblica: Francesco Cossiga e Giorgio Napolitano. Sindaco della Banca d’Italia per vent’anni, ha abbandonato la carica per la nomina a ministro delle Finanze nel Governo di Amintore Fanfani (1987); nel 1992, invece, è stato ministro dell’Industria nel Governo di Giuliano Amato, con cui spesso si scontrava anche in maniera accesa.
Uomo di rarissima intelligenza, ironico e gentile, per tutta la vita ha servito lo Stato. Perdiamo un riferimento, un punto di vista critico e mai scontato di cui sentiremo fortemente mancanza.
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sabato, 18 Aprile 2020 - 18:43
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