Procura di Nola, cambio al vertice: il plenum del Csm costretto a cancellare la nomina di Lucchetta, arriva Triassi

Tribunale Nola
Il palazzo di giustizia di Nola

Se negli anni le ‘correnti’ delle magistratura hanno avuto un peso determinante e decisivo nelle nomine dei capi degli uffici giudiziari e se, come affermato l’altra sera dal pm romano Luca Palamara a ‘Non è l’Arena’, si arriva al punto di vedere le correnti impegnate a ‘dividersi’ i posti di maggiore rilievo in una sorta di risico del potere giudiziario, è anche perché nel processo di nomina per gli incarichi direttivi esiste troppa discrezionalità. Per intenderci: sono fissati dei parametri di giudizio da tenere in considerazione ma essi non sono rigidi, blindati. Così, ad esempio, è capitato che in passato si sia dato più valore all’anzianità; poi che si è dato un peso maggiore al lavoro svolto. Ma proprio sul lavoro svolto le maglie del giudizio sono troppo ampie.

Dall’esplosione dello scandalo che ha travolto la magistratura, le critiche su questa discrezionalità sono state numerose. E, che esiste un problema da risolvere, lo confermano anche le diverse nomine effettuate dal plenum del Csm e poi annullate dal Consiglio di Stato. Una di queste nomine contestate destinata a diventare carta straccia è quella che riguarda la promozione del magistrato Anna Maria Lucchetta a capo della procura di Nola. Il Tar del Lazio nel 2019 e il Consiglio di Stato agli inizi del 2020 hanno dato ragione al magistrato Laura Triassi (in passato giudice e poi pm, attualmente in servizio a Potenza), che tre anni fa ha concorso per quell’incarico, e hanno ritenuto che il profilo di Triassi fosse quello più idoneo, ordinando così al plenum del Csm di rivedere la nomina e ribaltare la decisione assunta tre anni fa. Anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, preso atto atto della sentenza del Consiglio di Stato, ha dato il suo ok alla promozione di Laura Triassi – cosa che comporterà la rassegnazione di Lucchetta – con la nota del 25 maggio. Domani, 3 giugno, il plenum dovrà dunque rimediare a una valutazione che il Consiglio di Stato ha bocciato con una sentenza che sottolinea propria gli aspetti negativi di quella discrezionalità sulla quale si sono consumate, sino ad oggi, le ‘guerre’ di posizione delle correnti.

Tra i punti censurati dal Consiglio di Stato, vi è il fatto che al magistrato Lucchetta sia stata riconosciuta una marcia in più perché da pm della Dda di Napoli aveva coordinato inchieste sul territorio nolano, il che rendeva più importante il suo bagaglio di conoscenza del territorio. Questa valutazione è stata definita dal Consiglio di Stato «incongrua e indebita» perché non esiste alcun criterio ‘fisso’ in base al quale la conoscenza di un territorio rappresenta un valore aggiunto ed uno scatto nel punteggio. «Si introdurrebbe un criterio selettivo nuovo e atipico, spurio e incongruo rispetto all’impersonalità e uniformità degli uffici giudiziari; e si determinerebbe nei fatti un’asimmetria fatalmente incolmabile tra i candidati», hanno scritto i giudici del Consiglio di Stato.

Altro aspetto: il Consiglio di Stato ha evidenziato come non vi è stata un’analitica descrizione del curriculum dei magistrati finalizzata alla comparazione: «La Commissione ha sì analizzato il profilo professionale, sotto i profili del merito e delle attitudini, della dott.ssa Lucchetta, ma si è limitata alla mera illustrazione dei dati salienti della carriera professionale della dott.ssa Triassi, senza specificare se ed in che misura i dati esperienziali riportati vengono apprezzati sotto il profilo sia del merito sia degli indicatori attitudinali, generici e specifici».
E’ alla luce di queste motivazioni che adesso la procura della Repubblica di Nola si troverà ad avere un nuovo procuratore e il Csm e la politica saranno chiamati ad esaminare storie come queste per capire in che modo limitare la discrezionalità delle valutazioni.

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martedì, 2 Giugno 2020 - 18:00
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