Non c’è privacy che tenga. Stefania Pezzopane, della presidenza del Gruppo Pd alla Camera, punta i piedi e spiega perché le ragioni dei paladini della privacy non si attanagliano al caso che ha infiammato il Parlamento gettando una pesante ombra di discredito etico su pezzi delle istituzioni. «L’Inps non può non dire i nomi, e i presidenti delle camere si attivino per questa immediata necessità di trasparenza – osserva Pezzopane – I redditi ed i patrimoni dei parlamentari sono pubblici, la cosiddetta privacy non c’entra nulla. Noi siamo già tenuti a dichiarare ogni reddito percepito oltre l’indennità parlamentare».
E, allora, che i nomi di chi ha percepito il bonus da 600 euro in quanto partita Iva e con cassa di previdenza Inps vengano resi noti, allo scopo di mettere a tacere questo scandalo reputazionale che sta attraversando tutto il Parlamento. «L’Inps dica i nomi – insiste Pezzopane – Non si può consentire a nessuno di gettare Parlamento e parlamentari in questo verminaio. Al di là della legittimità o meno della loro richiesta, per nutrire la fiducia dei cittadini nell’amministrazione occorre il massimo della trasparenza. Chi ha sbagliato chieda scusa, restituisca il denaro percepito e si dimetta. Non ci sto a questo assurdo gioco. Paghi chi ha sbagliato – conclude Pezzopane – e si tutelino Parlamento e parlamentari da una assurda gogna generalizzante».
Nel frattempo la maggioranza di governo è già pronta a mettere una pezza alle larghe maglie della concessione del bonus, provocata dal Governo, che ha consentito non solo ad un pugno di deputati ma anche ad alcuni professionisti di ottenere il bonus pur disponendo di un reddito alto. «Nel decreto Agosto – anticipa Pezzpopane – siamo pronti a intervenire con un emendamento che costringa alla restituzione chi ha percepito il bonus avendo già un reddito cospicuo, parlamentari e non solo».
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lunedì, 10 Agosto 2020 - 18:01
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