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Un vero e proprio terremoto giudiziario che fa tremare quasi tutta la vecchia élite politica ercolanese, e parte della nuova. Si è allargata l’inchiesta sui lavori della caserma dei carabinieri di Ercolano e sul restyling di villa Campolieto. Sono 27 adesso gli indagati che rischiano il processo: ieri sera sono stati notificati gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari. Contestati, a vario titolo, i reati di turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Nel mirino dei pubblici ministeri della procura di Napoli, Celeste Carrano e Valter Brunetti, sono finiti non solo l’allora sindaco Vincenzo Strazzullo, il suo vice Antonello Cozzolino, l’assessore ai Lavori Pubblici, Salvatore Solaro, i due ex consiglieri comunali Pasquale Romano (Pd) e Raffaele Simeone (Pdl), e l’ex parlamentare nonché ex sindaco Luisa Bossa, già destinatari di due avvisi di proroga indagini. Ma anche altri 4 componenti della giunta Strazzullo: gli ex assessori Ferdinando Pirone (Sel), Gioacchino Accampora (Pd), Francesco Torello (Psi) e Salvatore Cristadoro (Idv). E l’ex segretario del Pd, oggi consigliere leader dell’opposizione, Antonio Liberti: l’ex candidato a sindaco per gli ‘scissionisti’ al Partito democratico, uscito sconfitto nella competizione elettorale amministrativa del 2015 che ha “incoronato” primo cittadino della città degli scavi Ciro Buonajuto, il ‘baby Renzi’ del Vesuviano.
Luisa Bossa come babbo Renzi:
contestato anche il traffico di influenze
L’apertura del fascicolo risale al 2014 mentre i primi avvisi di garanzia sono fioccati proprio a due mesi da quelle elezioni. Tra i destinatari di quegli avvisi ci fu anche Luisa Bossa, che deve rispondere di turbativa d’asta per il cantiere di villa Campolieto: l’appalto fu assegnato ad un consorzio di cui faceva parte una cooperativa archeologica che annovera tra i suoi dipendenti uno dei figli dell’ex deputata. Non è tutto: l’ex sindaco anticamorra di Ercolano risponde anche di traffico di influenze, la stessa tipologia di reato contestata, in relazione all’ormai famosa indagine ‘Consip’, al padre di Matteo Renzi. Secondo l’accusa, Luisa Bossa avrebbe fatto leva sulle sue relazioni per far sì che venisse dato un subappalto alla società consortile di Mariano Nocerino. L’imprenditore – anche lui tra i destinatari degli avvisi di conclusione indagini – si sarebbe mostrato disponibile, in cambio, ad assumere nella sua ditta il personale raccomandato dalla stessa Bossa e dall’ex responsabile ai lavori pubblici cittadini Salvatore Solaro.
Tra gli imputati manager, imprenditori e tecnici
Tra gli indagati non c’è invece ‘l’uomo della valigetta’ Rory Oliviero, l’ex presidente del consiglio comunale, – recentemente ripreso mentre credeva di intascare una tangente nell’inchiesta Bloody Money di Fanpage – destinatario del 2015 dell’avviso di proroga delle indagini per un altro appalto. Nella rete della procura napoletana infine sono finiti anche manager, imprenditori e tecnici del Comune. Entro venti giorni gli indagati potranno scegliere se chiedere di essere sottoposti ad interrogatorio o se depositare una memoria difensiva. Dopodiché la palla passerà nuovamente al pm per la richiesta di rinvio a giudizio.
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mercoledì, 21 Marzo 2018 - 17:33
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