«Il ddl di riforma del processo penale è uno strumento che certamente aiuterà a migliorare la rapidità del processo, sia pure con qualche osservazione»: ne è convinto il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero De Raho ascoltato in commissione giustizia alla Camera per un parere sul provvedimento disegnato dal Guardasigilli Alfonso Bonafede per velocizzare i processi e smaltire l’arretrato, giacente soprattutto in fase di appello.
«E’ auspicabile l’attuazione di un vero e proprio processo telematico, se fosse già stato in atto adesso non avremo avuto i rallentamenti causati dalla pandemia», ha proseguito De Raho che ha raccomandato però di dare le stesse garanzie anche ai cittadini meno abbienti perché il processo telematico presuppone un «contatto costante» per la trasmissione degli atti tra il cliente e il suo legale che spesso viene garantito solo dai grandi studi. Nell’ambito della riforma, il procuratore della Dna ha dichiarato di ritenere corretto «consentire al giudice una valutazione prognostica sulla fondatezza dell’accusa, per bloccarla nella fase delle indagini preliminari laddove il quadro indiziario non è forte». In questo modo, in seguito, sarà possibile riaprire il procedimento se emergono altri indizi, ha rilevato De Raho. «Speriamo che non si arrivi mai a un deposito obbligatorio» entro tempi definiti, dei provvedimenti cautelari «perché spesso i giudici delle misure cautelari hanno un carico di lavoro che li sovrasta», ha aggiunto De Raho.
Per quanto riguarda la formazione dei collegi nei processi d’appello, il Procuratore nazionale ha suggerito – per evitare che il trasferimento di uno dei giudici rallenti il procedimento – «che i giudici non possano essere trasferiti quando si occupano di procedimenti di particolare complessità e si può pensare a delle ‘applicazioni’ senza scadenza. In mancanza di tutto ciò, la lettura degli atti è un necessario primo passo che deve essere fatto» per non perdere tutto il percorso processuale già svolto, come indicato dalla Cassazione. Infine De Raho ha ribadito la sua convinzione sul fatto che «l’obbligatorietà dell’azione penale è strettamente legata alla figura del pm autonomo e indipendente» che è un principio «cardine del nostro sistema di diritto».
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mercoledì, 30 Settembre 2020 - 18:38
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