Si chiami lockdown o coprifuoco, o si chiamino semplicemente limitazioni all’attività lavorativa, loro non l’accettano. Ché qualsiasi forma di compressione dell’esercizio di impresa finirà con lo schiacciarli.
Napoli è un focolaio di malcontento e proteste. I ristoratori come i gestori di palestre sono sul piede di guerra. Tra divieti imposto dal Dpcm firmato nella notte tra sabato e domenica e in vigore da oggi e divieti imposti dal governatore Vincenzo De Luca, centinaia di attività subiranno lo stop. Uno stop drammatico. Che in molti casi vorrà dire chiudere per sempre. Ché nessuno crede più ai promessi ‘aiuti’ di Stato, visto come è andata nella prima fase dell’emergenza: gli indennizzi non sono stati congrui e tantissimi lavoratori stanno ancora aspettando il corrispettivo della cassa integrazione cui hanno avuto accesso. Così eccoli di nuovo in piazza ieri sera al Vomero al grido di ‘Libertà, libertà’. Eccolo di nuovi in piazza per una protesta più che pacifica, con tanto di sit-in nelle vie dello shopping e dei locali. Nessuno scontro, nessun tafferuglio come accaduto qualche notte fa in via Santa Lucia. Ma solo rimostranze legittime e civili contro la linea del ‘coprifuoco’ perseguita dal Governo nazionale e quello regionale che di fatto azzera gli incassi e le speranza di una ripresa che già era faticosa. Rimostranze che hanno visto uniti non solo ristoratori vomeresi ma anche colleghi della provincia. Nel corteo c’era anche una delegazione dei ristoratori di Portici che ha esibito uno striscione.
«Il nuovo stop ai locali con la chiusura alle 18 è prima di tutto un colpo ai dipendenti, alla classe operativa dei bar che oggi si ferma di nuovo e non ha sostegno da uno Stato che sta pagando ora le casse integrazione di maggio. E’ molto pericoloso», ha commentato Diego Guida, gestore di bar e uno dei promotori della manifestazione di imprese in corso nel quartiere Vomero, a Napoli. «Il tracciamento non funziona – ha aggiunto Guida – lo Stato si è trovato con questa seconda ondata che tutti si aspettavano ma ci chiediamo, che hanno fatto in questi mesi? Perché non hanno preparato la sanità? Intanto noi siamo già indebitati e schiavi delle banche». In piazza ieri sera c’erano anche molti gestori di palestre, chiuse. «Già dal primo ottobre – è la voce del titolare di una palestra in centro a Napoli – quando De Luca fece trapelare il rischio di stop, siamo soli in palestra, ma abbiamo restrizioni e pochissimi incassi da maggio. Ci stiamo indebitando per gli affitti, io pago 4000 euro ma di certo ora non li guadagno. Lo Stato ci sta abbandonando come se dalle nostre sale fosse nato il covid».
Una docente indossava la maschera di Vincenzo De Luca: «Protesto contro di lui – ha spiegato Paola – perché ha chiuso la scuola e la didattica a distanza non ha lo stesso valore. Le misure sono rispettate dai presidi che ci hanno lavorato tutta l’estate e non è giusto che gli alunni delle scuole superiori vengano bloccati a casa». Già, la scuola. Con l’ultima ordinanza emanata ieri sera ( in vigore fino al 31 ottobre salvo proroghe) Vincenzo De Luca ha confermato «la sospensione delle attività didattiche in presenza per le scuole primaria e secondaria, fatta eccezione per lo svolgimento delle attività destinate agli alunni affetti da disturbi dello spettro autistico e/o diversamente abili, il cui svolgimento in presenza èc onsentito, previa valutazione, da parte dell’Istituto scolastico, delle specifiche condizioni di contesto». Quanto alle Università, resta confermata l«la sospensione delle attività didattiche e di verifica in presenza (esami di profitto e verifiche intercorso) nelle Università, fatta eccezione per quelle relative agli studenti del primo anno, ove già programmate in presenza dal competente Ateneo». Per ora in Campania non si torna fisicamente in classe contrariamente a quanto ha disposto Conte: la Dad, in base al Dpcm, coinvolgerà le superiori ma non le elementari e le media.
Ma non è questo il solo distinguo tra Dpcm e nuova ordinanza di De Luca. Conte non ha imposto limitazioni negli spostamenti ma solo raccomandazioni a muoversi per motivi indispensabili. Invece De Luca ha confermato, per l’intero arco della giornata, il «divieto di spostamenti dalla provincia di domicilio abituale o residenza sul territorio regionale verso altre province della Campania» ad eccezione di «spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, familiari, scolastiche, di formazione – incluse l’attività formativa, di training, nonché gli allenamenti connessi ad impegni correlati a competizioni consentite dalle disposizioni vigenti – o socio-assistenziali ovvero situazioni di necessità o d’urgenza ovvero motivi di salute».
Limiti confermati in Campania anche per l’attività motoria all’aperto che il Dpcm ha salvaguardato: «l’attività di jogging, ove svolta sui lungomari, nei parchi pubblici, nei centri storici, e comunque in luoghi non isolati, è soggetta alla limitazione oraria: ore 06,00- ore 8,30».
Infine un piccolo ‘giallo’. Sul fronte della ristorazione Conte ha imposto le chiusure dei locali alle 18 (non potranno essere serviti clienti all’interno), ma ha lasciato inalterata la possibilità di effettuare consegne a domicilio o vendite da asporto. Ieri sera l’ordinanza regionale n. 85 ha bloccato l’asporto salvando solo «gli esercizi di ristorazione che ordinariamente svolgono attività di asporto con consegna all’utenza in auto, i quali possono esercitare la propria attività, nel rispetto delle misure di prevenzione e sicurezza vigenti, assicurando un sistema di prenotazione da remoto». Ebbene, poco dopo le undici sul sito della Regione Campania, in coda all’ordinanza n. 85, è comparso un avviso di rettifica con il quale si conferma il divieto di asporto ma solo dopo le 22.30. Nell’avviso di rettifica ci si è giustificati dicendo che «per mero errore materiale» era saltata l’indicazione dell’orario.
lunedì, 26 Ottobre 2020 - 11:31
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