L’ex maggiore del Noe Gianpaolo Scafarto e il colonnello dell’Arma Alessandro Sessa andranno a processo per effetto di accuse mosse nell’ambito dell’inchiesta ‘Consip’.
Con una decisione che ribalta il non luogo a procedere disposto nell’ottobre dello scorso dal giudice dell’udienza preliminare Clementina Forleo, i giudici della Corte d’Appello di Roma hanno disposto il rinvio a giudizio dei due imputati accogliendo la richiesta della procura generale. Il dibattimento prenderà il via il 9 dicembre davanti alla seconda sezione collegiale. Scafarto è accusato di rivelazione del segreto, falso e depistaggio, Sessa di depistaggio. Nello specifico all’ex maggiore del Noe sono contestati sette capi di accusa che ruotano attorno all’ormai nota informativa (relativa alla prima fase dell’inchiesta, quella coordinata dalla procura di Napoli prima della trasmissione degli atti a Roma per competenza) nella quale fu attribuita all’imprenditore Alfredo Romeo una frase in realtà pronunciata da Italo Bocchino: «Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato». Quella frase – è la tesi della procura – aveva l’obiettivo di rafforzare un quadro accusatorio tale da legittimare una richiesta di arresto di Tiziano Renzi. Per il gup però non fu ‘alterazione’ ma di «errore sicuramente involontario, presumibilmente dovuto a una omessa correzione dell’informativa al momento della sua ultima stesura a meno di non voler attribuire all’imputato comportamenti del tutto illogici e anzi ‘schizofrenici’».
Se Scafarto – sottolineava il gup Forleo nelle motivazioni – avesse comunque voluto ‘inchiodare’ Renzi avrebbe sicuramente avuto gioco facile nella correzione dell’errore che era stato da altri compiuto e non avrebbe ripetutamente sollecitato tutti i suoi collaboratori a risentire le conversazioni, a chiedere di eventuali incontri tra Tiziano e Alfredo Romeo e soprattutto a invitare tutti i predetti a una rilettura dell’informativa, evidentemente finalizzata a scongiurare errori». Non è escluso che le posizioni di Scafarto e Sessa possano essere riunite nel procedimento principale, all’attenzione dei giudici della ottava sezione, e che vede imputati tra gli altri l’ex ministro Luca Lotti e il generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia.
A seguito della decisione della Corte d’Appello, Scafarto si è dimesso dall’incarico di assessore alla Sicurezza ricoperto al Comune di Castellammare di Stabia. «Il mio senso di responsabilità nei confronti delle istituzioni – ha spiegato Scafarto nella lettera inviata al sindaco Gaetano Cimmino – e, ancor più, il profondo rispetto che nutro verso il sindaco, che ha puntato su di me e mi ha sempre sostenuto sin dal primo giorno, mi impongono questa scelta che effettuo a malincuore ma con la piena consapevolezza di aver svolto sempre il mio dovere con il massimo impegno e con grande senso del dovere nella città in cui sono nato e tuttora vivo con la mia famiglia. Rispetto la decisione della Corte d’Appello, che ha ritenuto che il procedimento in questione avesse bisogno di un approfondimento dibattimentale, e sono certo che saprò dimostrare l’infondatezza delle accuse nei miei confronti in fase processuale».
venerdì, 30 Ottobre 2020 - 15:22
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