Un servitore dello Stato con una storia di contrasto alla criminalità organizzata. Guido Longo è l’uomo che mette un punto alla telenovela calabrese sul commissario per la Sanità.
La sua nomina è arrivata in serata da parte del Consiglio dei ministri e, si spera, chiuderà la triste pagina scritta nell’ultimo mese dall’imbarazzante intervista del generale Saverio Cottarelli, dalla considerazione (assai poco opportuna) sulle modalità di trasmissione del Covid da parte di Zuccatelli, e dalle ragioni (inverosimili) del dietrofront lampo di Eugenio Gaudio. In base al decreto firmato al culmine di una riunione durata appena 15 minuti, Longo dovrà «relazionare, con cadenza semestrale, al Presidente del Consiglio dei Ministri ed ai Ministeri affiancanti in merito all’attività svolta, in esecuzione del mandato commissariale, ferme restando le verifiche trimestrali ed annuali previste dalla normativa vigente». Per l’incarico di commissario si stavano valutando anche i nomi’, poi bruciati in una notte, di Narciso Mostarda e Luigi Varratta, nonché quello di Agostino Miozzo, nome in campo per qualche giorno e questa mattina definitivamente archiviato.
Sessantotto anni e natali catanesi, Longo ha un profilo di tutto rispetto. Dopo la laurea in giurisprudenza all’Università di Catania e l’abilitazione all’esercizio della professione forense, nel 1978 entra in polizia. Nel 1979 gli viene attribuito il premio “Luigi Calabresi” quale migliore allievo della Scuola Superiore di Polizia. Sempre nello stesso anno, viene assegnato alla Questura di Reggio Calabria con l’incarico di dirigere una Sezione della locale Squadra Mobile, successivamente, sempre della locale Squadra Mobile, ricopre l’incarico di Dirigente della Sezione omicidi, coordinando importantissime operazioni di rilievo internazionale.
Dopo la prima esperienza nella Questura reggina, arriva a Palermo nel periodo delle stragi nel ’92, prima alla Squadra Mobile come dirigente delle sezioni narcotici e omicidi e poi come vice capocentro della Dia, poi a Napoli, a Roma promosso al servizio centrale, a Caserta dopo la strage di Castelvolturno, poi nuovamente a Reggio e Palermo. A lui si devono, in Campania, i risultati di importanti operazioni antimafia, tra cui la cattura dei superlatitanti dei Casalesi Antonio Iovine, Michele Zagaria e del capo assoluto del clan Francesco Schiavone detto “Sandokan”. E’ stato prefetto di Vibo Valentia dal marzo 2017 al 30 maggio 2018, quando si è congedato per sopraggiunti limiti di età. Dal 28 luglio scorso guida la terna commissariale del Comune di Partinico, in Sicilia. «La nomina del Prefetto Guido Longo, un uomo che da sempre si è battuto per la legalità e contro la criminalità organizzata, è la scelta giusta per la sanità calabrese. Con questa decisione lo Stato saprà far sentire la sua presenza», ha scritto su Facebook il ministro della Giustizia e Capo Delegazione del M5s, Alfonso Bonafede.
La nomina di Longo cade anche in concomitanza con un’altra buona notizia per la Calabria: la regione abbandona la zona rossa e torna in quella arancione. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato la nuova ordinanza, che sarà in vigore da 29 novembre, con la quale si attenueranno le misure anti-Covid. Sul fronte dell’epidemia, i nuovi positivi nelle ultime 24 ore sono stati 468 (+71 rispetto a ieri) a fronte di un maggior numero di soggetti testati (2.948, +619) e di tamponi effettuati (3.147, +539). Continua anche la triste conta delle vittime: nelle ultime ore sono cinque le persone che hanno perso la vita con il totale dei decessi che arriva a 259. I ricoverati in reparto sono 432 (+4) mentre quelli in terapia intensiva 44; gli isolati a domicilio sono 10.366 (+353). I casi attivi sono 10.822.
venerdì, 27 Novembre 2020 - 19:37
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