Sono partite dall’uccisione di Vincenzo Mariniello, ritenuto capo dell’omonimo clan acerrano, le indagini che questa mattina hanno portato all’arresto di 5 persone accusate principalmente di usura. L’omicidio del 46enne, avvenuto il 17 febbraio del 2019 mentre si trovava nella sua auto nei pressi della sua abitazione ad Acerra, resta ancora senza responsabili, ma da quella morte sono partiti gli approfondimento del Nucleo investigativo dei carabinieri di Castello di Cisterna che, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno svelato gli affari con i prestiti ‘a strozzo’ e le estorsioni del sodalizio che capeggiava.
Questa mattina i carabinieri, su ordinanza del gip del Tribunale di Napoli, hanno notificato 5 arresti (3 in carcere, 2 ai domiciliari) nei confronti di altrettanti presunti componenti del clan accusati a vario titolo di associazione per delinquere, usura, estorsione e detenzione illegale di armi da fuoco, reati aggravati dalle modalità mafiose. In particolare, nel corso delle indagini sono emersi vertice e collaboratori di un gruppo criminale dedito principalmente all’usura; tra le vittime, anch’esse ‘emerse’ grazie al certosino lavoro degli inquirenti, anche due artigiani. Ma i carabinieri hanno scoperto che lo stesso Vincenzo Mariniello era stato fruitore di un prestito da parte di uno suo sodale, arrestato con l’operazione di questa mattina, a seguito del quale ne sarebbero derivate frizioni interne al clan.
Secondo quanto accertato, i tassi usurari applicati dal clan andavano dall’8 al 120%. Percentuali folli che costringevano le vittime di usura al giogo della camorra anche per anni. Nell’ambito dell’indagine inoltre si è documentato che il suocero di Mariniello e un esponente di spicco del clan Di Buono di Acerra avevano nella disponibilità due pistole, entrambe sequestrate.
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mercoledì, 2 Dicembre 2020 - 08:06
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