Vincenzo De Luca ha rubato la scena al ‘Vaccine Day’. Con la sua vaccinazione fuoriprogramma e lo scatto su Facebook accompagnato dal messaggio, rassicurante, ai campani affinché non rifiutano la possibilità di proteggersi dal Covid-19, il governatore della Regione Campania ha letteralmente catalizzato l’agenda politica e mediatica del 27 dicembre.
La scelta dello ‘sceriffo’ e la sua comunicazione sono stati così spiazzanti che politici e governatori (di area centrodestra) si sono ritrovati ad ‘inseguirlo’ ed hanno prodotto una girandola di comunicati e note che di fatto hanno intasato i media. Col risultato che le immagini dei primi sanitari vaccinati in tutta Italia, pure sapientemente somministrati a iosa dai giornali e dai Tg, sono quasi scivolate in secondo piano.
Polemiche sono scoppiate anche in relazione al numero delle dosi di vaccino destinate all’Italia per la giornata del 27 dicembre e apparse in numero decisamente inferiore rispetto a quelle di altri Paesi europei. A fare il conto è stata la Reuters visto che Bruxelles non ha fornito un elenco ufficiale e i dati hanno fatto storcere il naso: l’Italia ha ricevuto 9.750 dosi, le stesse fiale di Norvegia, Croazia, Bulgaria e altri nonostante abbia più abitanti. Alla Francia è andato, invece, il doppio del ‘carico’, mentre alla Germania sono toccate 150mila dosi.
La sproporzione è stata così evidente e le polemiche così forti, che il ministro della Salute Roberto Speranza è intervenuto con una precisazione in merito alla modalità di ‘assegnazione’ delle quantità del vaccino. I contratti con le aziende produttrici dei vaccini – ha sottolineato il ministero – sono stipulati direttamente dalla Commissione europea per conto di tutti i Paesi membri dell’Unione. Ogni Paese – continua la nota – riceve la quota percentuale di dosi spettante in proporzione alla popolazione, secondo le stime Eurostat. All’Italia è destinato il 13,46 per cento di ogni fornitura. Questo equivale a 26,92 milioni di dosi dal contratto con Pfizer-Biontech, di cui 8,749 milioni nel primo trimestre. La consegna della prima delle forniture da 470mila dosi settimanali è programmata per la settimana che sta per iniziare.
Polemiche a parte, facciamo il punto di una giornata che resterà comunque nella storia e che arriva a chiusura di un anno che, a causa della pandemia, ha messo in ginocchio non soltanto il sistema sanitario italiano ma anche quello economico. Ieri, 27 dicembre, è stato il ‘Vaccine day’: quasi tutti i Paesi europei si sono ritrovati simbolicamente uniti nella prima somministrazione del vaccino della Pfizer-Biontech, arrivato in numeroso ‘simbolico’ (all’Italia sono toccate 9750 dosi) e che da oggi invece verrà costantemente inviato ogni settimana (ogni 7 giorni giungeranno 470mila dosi, per un totale di 8,7 milioni solo nel primo trimestre; poi si aggiungeranno quelle dei vaccini di Moderna e di Astra Zeneca che attendono l’ok dell’Ema). In Italia il giorno del vaccino è iniziato allo Spallanzani di Roma (un’infermiera, un’operatore sociosanitario, una biologa e due infettivologhe hanno ricevuto per primi il farmaco), lo stesso ospedale dove poco meno di un anno fa fu ricoverata la coppia di turisti cinesi che fece piombare il paese nell’incubo del Covid. «Credete nel vaccino – è l’appello del direttore sanitario dello Spallanzani Francesco Vaia – è uno strumento fondamentale in questa battaglia, non ci sono scorciatoie».
Da oggi, dunque, si entra nel vivo. Si procederà con la distribuzione del farmaco, da parte della casa farmaceutica, ai 300 punti di somministrazione individuati dalle Regioni (prevalentemente ospedali, che sono in grado di conservarlo a -70 gradi). Non ci sarà, però, alcuna corsa dei cittadini al vaccino questo perché, come noto, il ministro della Salute ha indicato le categorie che avranno la priorità: prima toccherà agli operatori sanitari e agli ospiti e al personale delle residenze per anziani (Rsa), ovvero circa 1,9 milioni di persone. A seguire sarà la volta degli ultra ottantenni (4,4 milioni), di chi ha tra i 60 e i 79 anni (13,4 milioni), e di chi ha almeno una patologia cronica (7,4 milioni). Successivamente si passerà al resto della popolazione.
Come spiegato dal commissario Arcuri, l’obiettivo è vaccinare per autunno l’80% degli italiani, così da poter raggiungere l’immunità di gregge.Il prossimo siero a sbarcare in Europa dovrebbe essere quello di Moderna, che attende per il 6 gennaio l’approvazione di Ema. L’azienda statunitense ha dichiarato che lo consegnerà entro 15 giorni dal via libera dell’agenzia regolatoria europea. L’Italia ha quindi previsto di avere nel primo trimestre del 2021 la disponibilità di oltre 28 milioni di dosi (su un totale di 202 milioni): 8,7 dalla Pfizer, 1,3 da Moderna, 2 da Curevac e 16,1 da Astrazeneca.
lunedì, 28 Dicembre 2020 - 07:00
© RIPRODUZIONE RISERVATA