Qualche sconto di pena, ma nella sostanza la sentenza del settembre del 2019 che cuciva addosso agli Spada l’etichetta di clan di mafia (attivo a Ostia) è stata confermata.
Nella giornata di ieri, martedì 12 gennaio, i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma hanno condannato i 17 imputati a oltre 150 di reclusione, riconoscendo la sussistenza dei reati – contestati a vario titolo – di associazione di stampo mafioso, omicidio, estorsione, usura, detenzione e porto di armi e di esplosivi, incendio e danneggiamento aggravati, ed altri crimini contro la persona, oltre al traffico di stupefacenti, l’attribuzione fittizia di beni e l’acquisizione, in modo diretto e indiretto, della gestione e il controllo di attività economiche, e appalti legati a stabilimenti balneari, sale giochi e negozi.
Sull’entità della pena, invece, in secondo grado vi è stata una modifica rispetto al dispositivo emesso dai giudici della terza sezione della Corte d’Assise di Roma (presidente Vincenzo Capozza), questo perché vi è stata qualche assoluzione in relazione ad alcuni capi di imputazione.
In particolare la Corte ha ridotto a 17 anni di carcere la pena per il boss Carmine Spada detto Romoletto, che in primo grado era stato condannato all’ergastolo: l’imputato ha visto cadere la contestazione di avere ordinato il duplice omicidio per il quale, invece, c’è stata la conferma della condanna all’ergastolo per Ottavio Spada, detto Marco, e Roberto Spada, già condannato per la vicenda dell’aggressione – a mezzo di testata – al giornalista della Rai Daniele Piervincenzi avvenuta ad Ostia nel novembre del 2017. I tre sono stati riconosciuti colpevoli del duplice omicidio di Giovanni Galleoni e Francesco Antonini avvenuto il 22 novembre del 2011. Quel delitto, secondo gli inquirenti, marcò «l’inesorabile ascesa al potere» degli Spada. Galleoni era in fatti il concorrente più potente degli Spada e con la sua morte (fu ucciso in un bar del litorale) il nuovo gruppo ebbe vita facile.
Per l’altro Ottavio Spada, detto Maciste, la condanna è scesa a 12 anni e mezzo; per Ruben Alvez del Puerto e’ stata invece ribadita la pena a 10 anni reclusione. Altri imputati hanno ottenuto sconti di pena: per Silvano Spada 6 anni di reclusione, Vittorio Spada 7 anni, Nando De Silvio 6 anni, Daniele Pergola 6 anni, Alessandro Rossi 6 anni, Saber Maglioli 6 anni, Rami Serour 8 anni. E ancora sconti per Mauro Carfagna 2 anni e 11 mesi, Roberto Pergola 3 anni, Fabrizio Rutilo 7 anni, Claudio Fiore 5 anni e infine Mauro Caramia 5 anni.
Al centro del processo vi erano i fatti ricostruiti con l’inchiesta che il 25 gennaio del 2018 portò ad oltre 30 arresti. Decisive nel procedimento sono state le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia tra i quali Tamara Ianni e il convivente Michael Cardoni, grazie ai quali gli inquirenti hanno ricostruito le tappe che hanno portato negli ultimi dieci anni il clan a controllare un pezzo di litorale capitolino.
mercoledì, 13 Gennaio 2021 - 07:32
© RIPRODUZIONE RISERVATA