Il penoso dilemma di Conte: sacrificare l’amico Bonafede per restare vivo. Iv e Forza Italia chiedono la testa del ministro


L’uomo del momento è il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Ma, purtroppo per il Guardasigilli, non per attenzioni lusinghiere ma perché da più parti, soprattutto da quelle di Italia Viva e dei possibili transfughi di Forza Italia verso la maggioranza, c’è chi pretende da Conte la sua ‘testa’. Uno smacco per il pentastellato più amico del premier, collega avvocato che ne perorò l’ascesa allo scranno di presidente del consiglio quando il nome di Conte iniziava a circolare negli ambienti grillini come quella figura garante e moderata da piazzare nell’ufficio più importante di Palazzo Chigi. Scherzi del destino, o per meglio dire della politica italiana: il ministro che ha resistito già al fuoco amico, potrebbe divenire vittima di quello stesso fuoco sparato addirittura da Conte. Ne va della precarissima stabilità della maggioranza.

A far capire le proprie intenzioni in maniera più che diretta, del resto, è stato lo stesso Matteo Renzi; il leader di Italia viva ha citato due volte Bonafede nel suo intervento al Senato martedì scorso. La prima per ricordare quando lo salvò dal voto di sfiducia sulla gestione carceri durante la fase 1 della pandemia e sul caso del magistrato Di Matteo, lo scorso maggio. La seconda per far capire chiaro e tondo che stavolta Italia Viva non lancerà nessun salvagente all’avvocato siciliano ministro della Giustizia dal 2018. «Voteremo contro la relazione sullo stato della giustizia del ministro» ha dichiarato a Palazzo Madama Renzi, per poi ribadirlo più volte in tv e sui giornali. Una presa di posizione commentata a caldo dal ministro, che in questi giorni si sente un po’ capro espiatorio di Renzi, con un laconico: «E’ contrario senza averla nemmeno letta». Ma è chiaro che, ad oggi, con l’attuale situazione politica, la lettura della relazione sulla giustizia non è che un esercizio di stile. Ciò che conta è il bersaglio.

Un bersaglio finito anche nel mirino dei deputati e senatori di Forza Italia pronti al salto della quaglia nella maggioranza. A guidare la pattuglia dei ‘volenterosi’ forzisti è il senatore Luigi Vitali che, secondo quanto racconta La Stampa, accetterebbe la svolta governativa insieme alla sua pattuglia di 10 parlamentari solo in cambio dello scalpo di Bonafede. Vitali non ha mai nascosto l’avversione per il Guardasigilli; risuonano ancora, tra le mura di Palazzo Madama, le parole riservate a Bonafede durante il dibattito sulla sfiducia lo scorso maggio: «Ministro Bonafede sara’ anche una brava persona ma lei non ha il prestigio, la competenza, la credibilità per fare il ministro della Giustizia».

Con queste premesse, Bonafede avrebbe tutto il diritto di non sentirsi al sicuro. E ha lungo la sua strada già una possibile trappola, appunto la relazione sullo stato della Giustizia che dovrà leggere in Aula mercoledì 27 gennaio. L’ipotesi è che Renzi possa mandare sotto la maggioranza lanciando un’asse con Salvini; ovviamente in Senato, dove Conte conta solo 156 parlamentari. Ipotesi che i più attenti osservatori della politica nazionale scacciano via, ragionando sulle strategie dello stesso leader di Italia Viva che in questi tumultuosi giorni sta più abbaiando che azzannando. Qualche assenza strategica in Iv sarebbe utile a sventare il tracollo che paralizzerebbe comunque il Governo soprattutto rispetto al Recovery Plan, visto che l’Europa ha chiesto all’Italia anche una seria riforma della giustizia. E non chiuderebbe comunque la partita coi volenterosi e gli ex alleati, che resterebbe apertissima.

Una matassa da sbrogliare per Conte, che si trova non solo depauperato di forza politica ma anche tra due fuochi: da un lato chi potrebbe salvarne le sorti, visto che Italia Viva ancora lascia aperti spiragli, dall’altro l’amico fedele.

venerdì, 22 Gennaio 2021 - 12:22
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