Era un rapporto destinato inevitabilmente a concludersi quello tra l’Unione europea e AstraZeneca, il vaccino finito nell’occhio del ciclone tanto per i presunti casi di trombosi successivi alla somministrazione delle dosi sia per i ritardi nella distribuzione che nel corso dei mesi hanno rallentato la campagna vaccinale. L’Europa dunque non rinnoverà il contratto con i produttori anglo-svedesi del vaccino che, secondo le ultime decisioni, in Italia verrà inoculato agli under 60. Il contratto era in scadenza a fine giugno, nel frattempo Bruxelles aveva già avviato una azione legale per ‘inaffidabilità’. L’Europa si fa forte soprattutto dei contratti già stipulato con i produttori che hanno dato risposte migliori nella distribuzione. Nel mirino della Commissione europea non ci sono però i presunti effetti collaterali dell’immunizzante che anzi, il commissario al Commercio Thierry Breton ha definito «molto interessante e buono, soprattutto per le condizioni logistiche e le temperature», ma ha sottolineato: «Non abbiamo rinnovato l’ordine dopo giugno. Vedremo cosa succederà».
Il problema, come detto, è stata l’inaffidabilità nella distribuzione: 120 milioni le dosi messe a contratto, 30 milioni quelle arrivate all’Europa. A questo problema è seguito quello del blocco delle somministrazioni in diversi Paesi, compresa l’Italia, per alcuni giorni dopo il verificarsi di morti improvvise e, in alcuni Stati, anche la definitiva sospensione nonostante il via libera dell’Ema che ha verificato i singoli casi di decesso.
Una situazione complicata che alla fine si è deciso di risolvere radicalmente approfittando della scadenza a giugno del contratto e della presunta maggiore affidabilità di vaccini come Pfizer. Del resto, che AstraZeneca sia un ‘flop’ lo dimostrano i dati italiani: nel Bel Paese sono state somministrate solo il 77% delle fiale, mentre di Pfizer le dosi consumate sono state il 94% : un milione e mezzo di dosi resta nei frigoriferi.
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lunedì, 10 Maggio 2021 - 08:19
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