Società a rischio crac perché le banche le chiusero il conto, Osnato (Fdi) interroga il Governo: «Lesa la libertà di impresa»


Un’interrogazione parlamentare è stata presentata sul caso della società di costruzioni con sede a Napoli che si è ritrovata senza conti correnti su decisione unilaterale delle banche con le quali era in rapporti e nell’impossibilità, sempre su decisione delle banche, di aprirne degli altri, finendo così tagliata fuori dal mercato finanziario benché avesse a disposizione assegni circolari da incassare e coi quali pagare i creditori nel frattempo saliti sulle barricate.

A sollecitare il Governo sulla vicenda, cui è stato dato ampio risalto dalla stampa, è stato il deputato di Fratelli d’Italia Marco Osnato, capogruppo della Commissione Finanze e segretario della Commissione Bicamerale per il federalismo fiscale. «Mi chiedo se il governo a fronte di una situazione kafkiana come questa ritenga che si possa intervenire, e se non ritiene che venga violato in modo grave e nocivo la libertà di impresa e appunto lo stesso dettato costituzionale», ha detto Osnato nel presentare l’interrogazione. Dal viceministro dell’economia e delle finanze Laura Castelli è arrivata, per ora, una risposta insoddisfacente ma accompagnata da una mezza apertura ad approfondire la vicenda: il viceministro, infatti, ha esordito sostenendo di essere nell’impossibilità di scendere nel dettaglio della vicenda per via della mancanza di elementi specifici in grado di inquadrare il fatto, circostanza che il deputato Osnato – nella replica – ha confutato ricordando di avere depositato, a corredo della interrogazione, diversi articoli di stampa che hanno ricostruito minuziosamente la storia.

Tuttavia il viceministro ha ribadito che «rimaniamo ovviamente a disposizione» considerato la «particolarità del caso», ma al tempo stesso ha richiamato in maniera generale le normative anti-riciclaggio che in buona sostanza consentono alle banche di decidere chi tagliare fuori dal mercato economico-finanziario.

Un potere che di fatto è divenuto una mannaia per la società ‘Orchidea Immobiliare srl’ che si è vista chiudere i conti correnti da due banche solo perché la socia di minoranza (al 20%) era stata colpita da un sequestro preventivo nell’ambito di un’inchiesta che nulla aveva a che fare con l’attività della Orchidea Immobiliare: il provvedimento della magistratura aveva fatto abbassare il rating anti-riciclaggio e questo ha determinato la chiusura dei conti, esponendo la società alla rivalsa dei creditori e innescando un circolo vizioso che ha visto la Orchidea negarsi l’apertura di altri conti correnti anche perché nel frattempo era stata protestata. Con il paradosso che l’azienda ha in mano diversi assegni circolari che non riesce a incassare, dal momento che non ha conti correnti sui quali depositare il denaro, e quindi non può pagare i creditori (pur avendo disponibilità economica sulla carta) che adesso minacciano istanza di fallimento.

La storia, come noto, è oggetto di una battaglia legale – in corso dinanzi ai giudici del Tribunale di Nola – che vede impegnati l’avvocato Riccardo Guarino e il notaio Alessandro Zampaglione e che ha spinto l’avvocato Riccardo Guarino ha sollevare istanza di legittimità costituzionale della norma che pone un limite alla circolazione del denaro contante. 

sabato, 5 Giugno 2021 - 16:57
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