L’ipotesi della procura descrive lo scenario più cupo. E gli elementi sino ad ora raccolti non fanno che suffragare lo scenario di un finale amaro. Saman Abbas, la ragazza di 18 anni scomparsa da Novellara, nella Bassa Reggiana, la sera del 30 aprile sarebbe stata uccisa dai suoi stessi parenti perché si era opposta a un matrimonio combinato.
«Proseguono le ricerche dei resti della persona offesa, che purtroppo riteniamo sia deceduta. Non darei nessun riscontro positivo a quello che ha detto il padre, abbiamo appurato che in Belgio non c’è la ragazza», ha detto il procuratore di Reggio Emilia Isabella Chiesi. La pista del Belgio era stata indicata dal padre della giovane, nel frattempo rientrato in Pakistan, probabilmente allo scopo di allontanare l’attenzione dei media dalla famiglia.
Ad avvalorare la tesi dell’omicidio vi sono due elementi: le dichiarazioni del fratello minorenne di Saman Abbas di cui ha dato conto in esclusiva La Gazzetta di Reggio Emilia e alcuni video datati 29 e 30 aprile. Secondo quanto riportato dalla Gazzetta, il fratellino di Saman ha raccontato che la sorella è stata uccisa dallo zio. «Secondo me l’ha uccisa strangolandola, anche perché quando è venuto a casa non aveva nulla in mano», ha raccontato. E l’uomo avrebbe minacciato il giovane di non parlare con le forze dell’ordine altrimenti sarebbe stato ucciso anche lui.
A riscontro delle dichiarazioni del ragazzo vi sono poi dei video. Uno è stato girato intorno alle 19.30 del 29 aprile vicino alla casa di Saman Abbas, nel qual si vedono tre persone vestite con abiti scuri che camminano, distanti l’una dall’altra, una imbracciando una pala, un’altra un secchio con un sacchetto e un altro un attrezzo. Quelle tre persone, secondo gli inquirenti, sarebbero lo zio della ragazza pachistana scomparsa e due cugini, che stavano andando a scavare la fossa per la giovane, scomparsa il giorno successivo. I tre sono indagati insieme ai genitori della ragazza (nel frattempo rientrati in Pakistan) con l’accusa di omicidio. Uno dei cugini è stato fermato a Nimes in Francia nei giorni scorsi e si attende che venga consegnato alle autorità italiane.
Agli atti dell’inchiesta c’è anche uno secondo video del giorno successivo (il 30 aprile): Saman è stata avvistata l’ultima volta mentre esce di casa con uno zainetto sulle spalle. E’ insieme al padre e alla madre. Poi i genitori rientrano nell’abitazione da soli senza la figlia. Secondo gli inquirenti la giovane sarebbe stata indotta ad andare dallo zio, forse con un inganno, per poi essere uccisa. «Un lavoro fatto bene» avrebbe scritto in una chat lo stesso zio di Saman, Danish Hasnain. Ed è proprio il 33enne, attualmente ricercato e probabilmente in fuga in Europa, ad essere considerato l’autore materiale dell’omicidio. Anche l’altro cugino della vittima è ricercato. «Noi pensiamo sia in Europa, vi è molta collaborazione da parte di Francia, Spagna, Svizzera. Hanno i nominativi, sanno chi devono cercare», ha aggiunto il procuratore.
A completare il quadro accusatorio ci sarebbe un terzo filmato sempre riconducibile alla stessa sera: mostra il padre che esce nuovamente di casa diretto verso i campi per poi ritornare con lo zainetto che portava Saman. Ma è solo, senza la figlia. Sullo sfondo ci sono le dichiarazioni rese dal fidanzato di Saman, che ha riferito agli inquirenti dell’inquietudine e della paura vissuta dalla 18enne dopo il rifiuto al matrimonio combinato. La giovane, in un messaggio vocale, gli aveva riferito di avere sentito la madre parlare di omicidio come unica «soluzione» per una donna che non si attiene alle regole di vita pachistane. «L’ho sentito con le mie orecchie – avrebbe detto Saman come riportato da La Gazzetta di Reggio Emilia – ti giuro che stavano parlando di me…». La ragazza avrebbe anche affrontato direttamente la madre chiedendo spiegazioni ma la donna avrebbe negato. Il vocale risalirebbe al 30 aprile, la sera in cui – secondo ipotesi investigative – sarebbe avvenuto l’omicidio.
Nella convinzione che Saman sia stata uccisa, gli inquirenti hanno disposto le ricerche del corpo nella zona di campagna attorno al casolare dove abitava la giovane poco distante dall’azienda agricola dove lavorava il padre. Tra domani e mercoledì, probabilmente, sarà utilizzata la tecnologia dell’elettromagnetometro per una più approfondita scansione del sottosuolo. Contestualmente le indagini proseguiranno con l’interrogatorio di chiunque possa fornire elementi utili alle indagini. In programma vi è l’audizione di un minore informato dei fatti, attualmente blindato in una comunità protetta: è lui ad avere puntato il dito contro lo zio di Saman come esecutore materiale del delitto. In una chat intercorsa tra lui e il presunto assassino, quest’ultimo avrebbe scritto: «Abbiamo fatto un lavoro fatto bene» riferendosi presumibilmente all’omicidio della ragazza.
lunedì, 7 Giugno 2021 - 23:14
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