Il caso Verbania finisce sul tavolo del consiglio giudiziario della Corte d’appello di Torino. Dopo la sostituzione in corsa del gip che si occupava dell’inchiesta sul Mottarone, Donatella Banci Buonamici, il presidente del tribunale Luigi Montefusco, ha trasmesso le carte al “parlamento” della magistratura piemontese per «le valutazioni di competenza». L’obiettivo è capire se vi sia stata o meno una “disfunzione” nel corretto funzionamento dell’ufficio e, nel caso, inoltrare una segnalazione al Csm.
Il caso è scoppiato dopo la decisione del presidente Montefusco di sollevare il gip Banci Buonamici dall’incarico e riassegnare il fascicolo al giudice Elena Ceriotti. Per Montefusco l’avvicendamento era dovuto al fatto che Banci Buonamici, presidente di sezione e coordinatrice dell’area penale, esercitava le funzioni di «supplente» di Ciriotti, quest’ultima esonerata per smaltire il carico di lavoro arretrato. Tuttavia le spiegazioni offerte da Montefusco non hanno placato le polemiche e i sospetti: nel mondo dell’avvocatura si è levato infatti il dubbio che Banci Buonamici sia stata rimossa per via della decisione, impopolare, assunta in sede di udienza di convalida del fermo: il 26 maggio il gip ha disposto il ritorno in libertà, per carenza di elementi indiziari, del titolare delle Ferrovie del Mottarone, Luigi Nerini, e del direttore d’esercizio, Enrico Perocchio, accusati dai pm di avere avallato la «consuetudine» del capo servizio Gabriele Tadini (l’unico ai domiciliari) di mettere i «forchettoni» ai freni di emergenza (quantomeno dal 26 aprile), a causa di problemi a una centralina che facevano entrare in funzione di continuo il sistema frenante (e questo per evitare un intervento di riparazione che avrebbe bloccato l’impianto facendo perdere gli incassi dei biglietti).
Gli avvocati di Nerini e Perocchio, ma anche il presidente della Camera penale locale, hanno sottolineato l’irritualità dell’avvicendamento – senza gravi motivi – a procedimento in corso, ma dal canto suo Montefusco ha replicato sostenendo che la regola della competenza in capo al ««primo gip che ha adottato un atto del procedimento» non valga per il supplente che ««non deve, per rispettare un’equa e coerente distribuzione del lavoro, accollarsi, sino a definizione del procedimento, affari per tabella non spettantigli, salvo giustificati motivi». Lo scontro tra le parti è inevitabile. Mentre si attende la deliberazione del consiglio giudiziario, gli avvocati sono sul piede di guerra. Alcuni dei difensori fanno sapere di stare valutando se chiedere lo spostamento dell’inchiesta in un’altra sede per “legittima suspicione”.
La Camera penale di Verbania ha proclamato lo stato di agitazione con una giornata di astensione dalle udienze (il 22 giugno) e quelle di Torino, Alessandria, Novara e Vercelli si sono associate a tamburo battente. Da Roma, l’Unione delle Camere penali la mette giù dura: «Un Paese nel quale può accadere che un Giudice che adotta decisioni sgradite all’Accusa venga bruscamente eliminato dallo scenario processuale, è un Paese che calpesta la Costituzione».
mercoledì, 9 Giugno 2021 - 07:00
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