E’ il giorno della verità per il Ddl Zan, il disegno di legge sui reati di omofobia e trasfobia (e non solo, qui il testo completo) che da settimane sta dilaniando il Parlamento. Il motivo per cui oggi, martedì 20 luglio, è considerata la data X nella discussione è dato dal fatto che scadono, alle ore 12, i termini per presentare gli emendamenti di modifica del testo che ha come primo firmatario il deputato Pd Alessandro Zan; una questione dirimente: da un lato le forze politiche come il Partito democratico che, come ribadito dallo stesso segretario Enrico Letta, intende portare al voto il testo così come è, senza correzioni; dall’altro la Lega che sembra intenzionata a presentare gli emendamenti soprattutto al fine di spingere i Dem a una mediazione. Intenzione condivisa con Italia Viva.
Il guado tra le forze politiche sembra però troppo profondo. Letta non va tanto per il sottile: «Non siamo aperti – ha dichiarato – con il confronto con chi è omofobo in Europa», facendo riferimento alla vicinanza di Matteo Salvini con il presidente ungherese Orban. Un atteggiamento stigmatizzato dall’altro fautore del dialogo, ovvero Matteo Renzi, leader di Italia Viva che dice di «non capire perché Letta si è messo di traverso». L’ex premie, come noto, si batte per trovare un compromesso sugli articoli 1, 4 e 7 del Ddl riguardanti identità di genere, libertà di espressione e scuola; per lui l’accordo è possibile, vista la disponibilità alla mediazione della Lega, e l’unico ostacolo è proprio il Pd. «È una vergogna non trattare sul Ddl Zan – ha detto ieri Renzi – Io spero, penso e credo che una legge si possa fare e chiudere rapidamente. Bisogna cambiare alcuni articoli». Per Renzi «il Parlamento non è Instagram, ci vogliono i voti. Se non hai i voti non si può fare come Letta che dice ‘io vado a sbattere perché almeno sono stato coerente’».
Dal canto suo Matteo Salvini ha sfidato apertamente Letta: «Spero che il Ddl Zan non metta a rischio la tenuta del Governo – ha dichiarato – Abbiamo proposto 18 soluzioni e raccolto l’appello del Santo Padre. Speriamo che domani (oggi ndr), invece di andare allo scontro, Letta scelga il confronto e il dialogo, altrimenti la legge non verrà mai approvata».
Data la situazione, si prospetta un’altra giornata campale per il tribolato Ddl e , visto lo spettro dei franchi tiratori per il voto in Senato, si immagina facilmente uno slittamento a settembre; slittamento che dipende dalle proposte di modifica ma anche dal fatto che, con tanti decreti in scadenza, si dovrà giocoforza riprendere a fine estate così da placare anche lo scontro nel Governo. Tra oggi e domani ci sarà una nuova conferenza dei capigruppo che fisserà il nuovo calendario, ma il convincimento è che non si entrerà a breve nel merito del provvedimento.
martedì, 20 Luglio 2021 - 09:56
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