Giocattoli e sorrisi, così Napoli accoglie i profughi afghani. Asl in campo con i tamponi: nessuno è positivo al Covid 19

Una bimba afghana accolta dal personale del Covid Residence dell'Ospedale del Mare. Scatto pubblicato sulla pagina Fb del governatore campano De Luca

Degli 87 profughi arrivati sinora in Campania, nessuno è risultato positivo al Covid-19. Per loro resta (nel gruppo ci sono 10 bambini) comunque necessario trascorrere un periodo di quarantena del Covid Residence dell’Ospedale del Mare, a Ponticelli, dove sono stati accolti in un clima di serenità e festa. Quella serenità che avevano perso ormai da giorni, da quanto il loro amato Paese è stato riconquistato dai Talebani; quel clima di festa con cui la Campania e l’Italia intera devono accogliere questi sopravvissuti.

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Ne arriveranno altri 40, di profughi, in Campania. Tutti saranno ospitati in questa struttura che ospita al massimo 170 posti.  Ieri l’Asl Napoli 1 ha cominciato l’analisi con i tamponi e delle anamnesi generali nell’ambito della prima accoglienza organizzata dalla Regione che sottoporrà i profughi afgani anche alla vaccinazione contro il covid.

L’accoglienza ha riguardato anche i bambini a cui la Protezione Civile della Campania e l’Asl hanno portato dei giocattoli, oltre a vestiti e abbigliamento intimi per tutti.

   Per la fine della quarantena, l’assessore all’Immigrazione Mario Morcone sottolinea all’Ansa: «Ricevo disponibilità molto qualificate in questi giorni ad accogliere gli afgani, dalla Comunità di Sant’Egidio ad altre strutture di grande qualità. Riscopro un’Italia che non si tira indietro e sa fare solidarietà come va fatta, sono molto speranzoso che questa operazione che coinvolgerà 2500-3000 persone in Italia non sarà un problema».

 Intanto si muovono anche i Comuni che sono pronti ad accogliere e integrare gli afgani quando finirà la loro quarantena a Ponticelli, che durerà dieci giorni. l Comune di Napoli sta riattivando la rete “Napoli Città Rifugio”, istituito nel 2018 con durata quadriennale e l’assessore alle politiche sociali Donatella Chiodo ha già inviato un piano del Comune in Prefettura: «Aspettiamo che si convochi un tavolo in Prefettura – spiega – anche perché diversi soggetti sono pronti a dare il proprio contributo ma pensiamo che serva una cabina di regia proprio dall’organo di Governo sul territorio per interventi coordinati».

“Napoli città rifugio” è una rete che coinvolge soggetti come gli atenei Federico II e l’Orientale, gli ospedali Santobono-Pausillipon e Betania, la Comunità di Sant’Egidio e la chiesa metodista di Napoli, la GVC Onlus e lavora su azioni per il rafforzamento dei percorsi di integrazione sociale e culturale, di acquisizione delle competenze linguistiche e delle abilità lavorative e sociali, con l’obiettivo di favorire la stabilizzazione in Italia dei rifugiati. Napoli è poi pronta a offrire i propri posti della rete Sprar, come anche altri Comuni come San Giorgio a Cremano (Napoli), da dove il sindaco Zinno aveva già annunciato che ha «spazi liberi all’interno del proprio progetto SAI, il secondo più grande della Campania. Siamo, quindi, pronti all’inserimento dei collaboratori di missioni italiane in questo progetto, dando una accoglienza adeguata per i rifugiati afghani, al momento senza costi aggiuntivi per le finanze pubbliche, nelle more di un eventuale e specifico ampliamento del programma SAI deciso dal Ministero. Avendo il nostro progetto già in passato ospitato ex collaboratori afghani delle forze armate italiane, sarà questo un ulteriore passo per garantire nel prossimo futuro accoglienza e integrazione a donne e uomini in queste ore in fuga dal loro Paese».

giovedì, 26 Agosto 2021 - 10:05
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