Matteo Salvini festeggia: «Vittoria». Nel primo pomeriggio di oggi la Corte Costituzionale ha ammesso 4 questi referendari in materia di giustizia tra quelli proposti dalla Lega e dai Radicali dopo una massiccia operazione di raccolte firme.
Quelli sino ad ora dichiarati ammissibili riguardano l’abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità, la limitazione delle misure cautelari, la separazione delle funzioni dei magistrati e l’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Consiglio superiore della magistratura.
«I suddetti quesiti – si spiega nella nota – sono stati ritenuti ammissibili perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario». Prosegue, intanto, l’esame degli altri quesiti (sul punto leggi gli aggiornamenti).
La notizia è stata accolta con favore da diverse forze politiche. «Una bella notizia», ha osservato il capogruppo di Italia Viva al Senato Davide Faraone che ha firmato i referendum.
«C’è ancora tanta strada da fare per avere davvero una Giustizia giusta, ma questo è un buon inizio», ha aggiunto. Soddisfatto anche il Sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto (Forza Italia): «La democrazia diretta non è mai ‘contro’ quella rappresentativa: la consultazione referendaria e la riforma dell’ordinamento giudiziario sono percorsi diversi e non alternativi. E’ sempre positivo che tutti gli strumenti democratici siano pienamente utilizzati – ha detto intervenendo a Radio Uno Rai – In questo momento la nostra attenzione è rivolta al dibattito parlamentare che si svolgerà sulla riforma del Csm proposta dal governo, un intervento che, coinvolgendo l’equilibrio tra poteri dello Stato, sul fronte della Giustizia è davvero il provvedimento dei provvedimenti». Anche il senatore Pd Andrea Marcucci si associa: «E’ una bella sveglia per il Parlamento. I temi oggetto dei referendum sono molto importanti per riorganizzare un sistema della giustizia giusta, che serve come non mai in Italia. Mi auguro ci pensi il Parlamento, altrimenti la parola passerà ai cittadini».
Fratelli d’Italia, invece, gioisce a metà. Il partito di Giorgia Meloni, infatti, non è favorevole a tutti i quesiti referendari. Solo due sono quelli che convincono Fd’I, ossia quello sulle separazione delle carriere e quello sull’elezione del Csm. A dirlo all’Ansa è stato il deputato Andrea Delmastro, responsabile nazionale Giustizia per il partito. Del resto, fin dalla raccolta firme a luglio, FdI decise di sostenere parte dei referendum promossi da Lega e Radicali (4 su sei), avendo dubbi sui limiti agli abusi della custodia cautelare e sull’abolizione della legge Severino (gli stessi giudicati oggi ammissibili dalla Consulta). «Appoggeremo i referendum sulla riforma del Csm e sulla separazione delle funzioni che è una battaglia fondamentale del centrodestra – spiega Delmastro – ma non potremo appoggiare gli altri. Ad esempio sulla custodia cautelare perche’ mette a rischio la sicurezza e sulla legge Severino, perché se venisse abolita lascerebbe troppa discrezionalità ai giudici, sarebbero loro a decidere caso per caso e questo mi spaventa». E conclude: «In ogni caso come FdI faremo una riflessione generale. E venerdì abbiamo la Direzione del partito, non conosco l’ordine del giorno ma immagino che ci siano più temi».
Posizione critica, nei confronti del Parlamento, quella di Azione, che prende parola per bocca del deputato Enrico Costa (ex Forza Italia): «Abbiamo sempre sostenuto che le leggi si fanno in Parlamento, ma che di fronte all’inerzia delle Camere e dell’esecutivo sui temi rilevanti oggetto dei quesiti, sostenere i referendum sarebbe inevitabile. Su tutte le materie oggetto dei referendum giustizia abbiamo presentato proposte precise e puntuali, che sistematicamente sono state oggetto di veti da parte di alcune forze della maggioranza. Il tema della custodia cautelare, nonostante i nostri emendamenti – spiega Costa – è stato del tutto omesso nella riforma del processo penale; quello della separazione delle funzioni è, al momento, affrontato in modo insufficiente nella riforma del Csm; l’attuale disciplina della incandidabilità non è mai stata presa in considerazione, neanche nella parte in cui si prevede la sospensione degli amministratori locali in seguito a condanne in primo grado per abuso d’ufficio. Azione deciderà nelle sedi opportune la posizione da assumere sui referendum, prendendo atto fin d’ora che il Parlamento ha assunto, con particolare riferimento alle materie oggetto dei quesiti in ambito giustizia, una posizione timida e conservativa».
mercoledì, 16 Febbraio 2022 - 17:25
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