Nuovo capo del Dap, il Csm ‘libera’ Renoldi per l’incarico. Ma Di Matteo e Ardita polemizzano per la nomina

Cella Carcere

Il via libera del Consiglio superiore della magistratura è arrivato e, forse, adesso metterà a tacere le polemiche che vi sono state fino a pochi giorni fa. Il giudice Carlo Renoldi, già magistrato di Sorveglianza, è il nuovo capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria: ieri c’è stato l’ok al collocamento fuori ruolo del magistrato che consente la sua nomina voluta dal ministro della Giustizia Marta Cartabia.

Il nome di Renoldi non ha trovato compatto il Csm. Il plenum infatti si è espresso a maggioranza, ciò significa che vi sono state al suo interno delle voci di dissenso. Tra queste c’è Stefano Cavanna, laico di riferimento della Lega, che ha votato contro ritenendo che Renoldi sia una figura divisiva. «Siamo a parlare di una fuoriuscita dalla giurisdizione per un magistrato richiesto dal Governo per svolgere funzioni fuori ruolo. Richiesta legittima, ma nel caso particolare mi sembra doveroso fare anche una valutazione di opportunità perché una figura di questo tipo non può che essere divisiva e, quindi, dovendo valutare il Csm la utilità per la Magistratura ed i riflessi sulla sua immagine, dello specifico fuori ruolo, io non voterò a favore, anzi voterò contro», ha detto Cavanna.

Critici verso la nomina di Renoldi il laico del M5S Fulvio Gigliotti e i togati Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita: a differenza di Cavanna, però, non hanno votato contro ma si sono astenuti. Tuttavia non hanno mancato di fare sentire il proprio dissenso. «Le forti perplessità che impediscono alla mia coscienza di votare a favore del collocamento fuori ruolo del dottor Renoldi per assumere un incarico così importante e delicato derivano da talune sue esternazioni pubbliche», ha affermato Di Matteo.

«Renoldi ha utilizzato toni e parole sprezzanti nei confronti di coloro i quali, altrettanto legittimamente, avevano assunto posizioni diverse dalle sue, arrivando a delegittimare gravemente perfino il Dipartimento che ora è chiamato a dirigere e quindi i suoi appartenenti», ha argomentato Di Matteo. «Premetto che sono contrario all’attenuazione del 41 bis e dell’ergastolo ostativo e non condivido le critiche espresse dal dott Reinoldi all’antimafia militante, ma vorrei estendere lo spazio del ragionamento. Condivido quanto ha detto il consigliere Di Matteo, ma dico anche che le scelte vanno sempre analizzate ‘ex post’ e non ‘ex ante’. La realtà carceraria è come un edificio in fiamme», ha detto Ardita prima del voto. «All’ultimo piano si trova il 41bis ma alla base, dove trova posto la gran parte dei detenuti, vi sono ingovernabilità, inciviltà e mancanza di regole. Dentro le carceri ci sono pezzi in cui non comanda lo Stato. Serve riportare le regole e la civiltà del diritto e salvaguardare gli operatori che si battono ogni giorno per l’esecuzione della pena. Non credo e anzi sono sicuro che questo obiettivo non sarà influenzato dalle diverse prospettive culturali di chi avrà la responsabilità del Dap», ha concluso.

In favore di Renoldi, invece, si sono espressi tutti gli altri. «Non spetta a noi fare scelte di merito che competono alla politica», ha ricordato Loredana Micciché, di Magistratura Indipendente, che ha definito di «assoluto rigore» il percorso professionale di Renoldi. Si è detto «contento» che la scelta di Cartabia sia ricaduta su un giudice che viene dalla magistratura di sorveglianza il togato di Area Giuseppe Cascini, secondo cui «la vera responsabilità di chi va ad assumere l’incarico di direzione delle carceri, oggi, è fare in modo che la pena assolva alla funzione che la Costituzione le assegna».

giovedì, 10 Marzo 2022 - 11:26
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