L’omicidio di Ornella Pinto fu premediato. La sera del 13 marzo 2021 Giuseppe Iacomino, l’ex marito della donna uscì dalla sua abitazione a Ercolano armato di coltello. E con la lama in tasca raggiunse casa di Ornella a Napoli, in via Filippo Cavolino, nei pressi di piazza Carlo III, di cui aveva le chiavi.
Ornella, insegnante di sostegno 39enne, faceva di tutto per mantenere con lui rapporti civili: quelle chiavi gliele aveva lasciate per consentirgli di vedere il figlio quando voleva. E lui, invece, quella notte usò le chiavi per infilarsi in casa ed ammazzarla. Con 12 coltellate, mentre il figlio piccolo – che all’epoca aveva 3 anni – dormiva nella stanza accanto. E’ stato «un assassinio di particolare ferocia», ha detto ieri – martedì 3 maggio – durante la requisitoria il pm Fabio De Cristofaro. Un assassino per il quale Giuseppe Iacomino «va condannato alla pena dell’ergastolo».
Dopo una discussione durata cinque ore, il magistrato inquirente ha chiesto ai giudici della prima sezione della Corte d’Assise di infliggere all’imputato il massimo della pena e di riconoscere anche l’aggravante della premeditazione. Quell’aggravante che l’uomo ha sempre cercato di scrollarsi di dosso sostenendo di avere usato un coltello preso nella cucina di Ornella e di avere afferrato l’arma durante una colluttazione con la donna. Versione dei fatti smentita dalla procura.
«Dopo le macchinazioni e le bugie cui abbiamo assistito – ha detto il pm – va restituita dignità e statura ad Ornella: già vittima di un assassinio di particolare ferocia, la cui memoria è stata sfregiata dall’imputato». Nella scorsa udienza il pm aveva mostrato il coltello usato per l’omicidio, uno di quelli usati nel locale dove lavorava come cameriere. Presenti in aula le due sorelle della vittima, difese, insieme con il padre, dall’avvocato Mino Capasso e la madre, difesa dall’avvocato Severino.
mercoledì, 4 Maggio 2022 - 10:10
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