«Cinquanta secondi di sofferenza incredibile». Cinquanta secondi sotto la furia di persone esperte di di Mma, un’arte marziale, utilizzata come arma per «annientare il contendente». La notte del 6 settembre 2020, a Colleferro (in provincia di Roma), Willy Monteiro Duarte morì a causa di un pestaggio violentissimo. Morì per via di «colpi tecnici dati per fare male, violentissimi per causare conseguenze gravissime».
In sette ore di requisitoria (tenutasi ieri 12 maggio), davanti ai giudici della Corte d’Assise di Frosinone, i pubblici ministeri Francesco Brando e Giovanni Taglialatela hanno ricostruito le fasi di quella drammatica notte in cui il corpo di Willy, 21 anni, venne «utilizzato come un sacco di pugilato» nel corso di «una aggressione becera e selvaggia messa in atto da quattro individui».
Una azione volontaria, una furia omicida ai danni di un giovane che si è trovato «nel posto sbagliato al momento sbagliato»: una lite scoppiata fuori ad un pub , il “Due di picche” poi l’arrivo dei quattro che, come raccontato da un testimone, scesero da un auto e si lanciarono contro chiunque capitasse a tiro. Per quella brutale aggressione, che «poteva capitare a chiunque altro si fosse trovato di fronte» al branco, i pm hanno chiesto la condanna all’ergastolo per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi e due condanne a 24 anni per Mario Pincarelli e Francesco Belleggia.
«L’azione è partita da Marco e Gabriele Bianchi ma poi si salda con l’azione di Belleggia e Pincarelli e diventa una azione unitaria», hanno spiegato i pm. Dagli esami della scientifica è emerso che sulla scarpa di Belleggia ci sono tracce biologiche di Samuele Cenciarelli che aveva provato a difendere Willy. Anche Cenciarelli poteva morire quella sera», hanno aggiunto i magistrati. Per la procura non vi è dubbio che gli imputati «volevano uccidere»: «Noi pensiamo che questo sia un omicidio doloso, volontario e non preterintenzionale», hanno detto i pubblici ministeri sostenendo che tutti e quattro hanno preso parte al pestaggio.
Dalle intercettazioni presenti agli atti dell’indagine sono arrivate conferme su quella tragica notte. Pincarelli, in un colloquio carpito, afferma in dialetto: «Gli so tirato quando steva per terra” (l’ho picchiato quando era a terra,ndr)”. Parole talmente pesanti che il padre alzando la voce lo invita a tacere: “zitto n’atra vota (zitto ancora)».
In aula era presente anche la madre di Willy che non ha trattenuto le lacrime. «Mi auguro che la lunga detenzione porti agli imputati l’occasione di una rieducazione, di un ravvedimento reale. Oggi con la richiesta di pene cosi’ alte della Procura non possiamo parlare di risultato ottenuto. Non solo perché bisogna attendere la sentenza, ma anche perchè come rappresentanti della società civile non possiamo che soffrire per quanto accaduto», ha detto l’avvocato Domenico Marzi, legale della famiglia Monteiro.
venerdì, 13 Maggio 2022 - 07:30
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