Elezioni, ok del Pd alle liste ma è guerra: Cirinnà se ne va, Lotti fuori. Candidati 4 under 35 (c’è Sarracino) e Crisanti

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La quadra è stata trovata, non senza polemiche. E non senza scosse di terremoto interne al partito che rischiano di ripercuotersi sulla campagna elettorale. Nella notte appena trascorsa la Direzione nazionale del Partito democratico ha dato il via libera alle liste dei candidati: da registrare 3 voti contrari e 5 astenuti.

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Ci sono sorprese, come il nome del microbiologo dell’Università di Padova Andrea Crisanti, divenuto noto al grande pubblico per via delle partecipazioni televisive in piena emergenza Covid-19 (e non solo): sarà candidato capolista nella circoscrizione Europa. Confermato anche il nome dell’economista Carlo Cottarelli, che sarà capolista al Senato a Milano. Candidando l’economista, Letta ha fatto uno sgarbo all’alleato (per poche ore) Carlo Calenda, poi unitosi in matrimonio (in chiave elettorale) a Matteo Renzi: Cottarelli, infatti, ha ispirato il programma di Azione e sembrava dunque più probabile una sua candidatura proprio nelle fila del partito di Calenda. Ma lo strappo rovinoso tra Letta e Calenda deve avere spinto Cottarelli ad una scelta che ha tenuto conto dei rapporti pregressi con Letta: non va dimenticato, infatti, che nel 2013 è stato nominato proprio da Letta, all’epoca dei fatti presidente del Consiglio, commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica (incarico conservato un anno). Nel marzo 2018 Cottarelli ha poi ricevuto dal capo dello Stato Mattarella un mandato esplorativo per cercare una maggioranza di Governo, ma dopo pochi giorni rimise il mandato dal momento che Lega e 5Stelle trovarono l’accordo per formare il Governo guidato da Giuseppe Conte. 

New entry ma anche esclusi eccellenti. Non sarà della partita il deputato e costituzionalista Stefano Ceccanti. Benché ieri notte da fonti del Pd sia filtrata la notizia della candidatura di Ceccanti, il diretto interessato si è affrettato a smentire le prime notizie di agenzia: «Leggo con stupore dalle agenzie che sarei candidato numero 4 al proporzionale a Firenze Pisa. La notizia è destituita di qualsiasi fondamento come ben sa il segretario Letta». Quindi ha anticipato che nella giornata di oggi spiegherà ogni cosa, lasciando intendere che si aprirà una nuova pagina di polemiche contro il Pd.

Polemiche già inaugurate da un’altra esclusa eccellente, la parlamentare Monica Cirinnà, cui i vertici dei ‘dem’ avevano comunque offerto un posto in lista. «La mia avventura parlamentare finisce qui, domani comunicherò la mia non accettazione della candidatura. Mi hanno proposto un collegio elettorale perdente in due sondaggi, sono territori inidonei ai miei temi e con un forte radicamento della destra. Evidentemente per il Pd si può andare in Parlamento senza di me, è una scelta legittima. Resto nel partito, sono una donna di sinistra ma per fortuna ho altri lavori», ha detto la senatrice uscendo dalla direzione del partito e lanciando una bomba. «Non ho votato queste liste ma credo che anche altri rinunceranno», ha aggiunto. Una frase, quest’ultima, che conferma l’esistenza di fortissime tensioni all’interno del partito, tensioni che hanno determinato l’incredibile balletto di rinvii della convocazione della Direzionale nazionale, fissata inizialmente per la mattina e poi aggiornata a più riprese sino a cominciare alle 23 di ieri sera. 

Non sarà candidato neppure l’ex ministro allo Sport Luca Lotti, e qui vi sarà un approfondimento dei rapporti tra la corrente di cui Lotti fa parte e il Pd: a seguito di un durissimo braccio di ferro i vertici dei ‘dem’ hanno deciso di lasciarlo a casa. Una decisione che era già nota al diretto interessato. Alla votazione delle liste, infatti, non hanno partecipato i componenti di Base Riformista, guidata appunto da Lotti e dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

Il malcontento è tanto e abbraccia molti dei parlamentari uscenti, che non hanno trovato una collocazione in lista. Ma del resto si sapeva già che il taglio dei parlamentari avrebbe comportato l’esclusione matematica di qualcuno. Poi a ciò si sono aggiunti l’ingresso di new entry e la necessità di lasciare spazio a qualche alleato eccellente. E la bomba dei dissapori è esplosa. «Volevo ricandidare tutti gli uscenti ma era impossibile, quattro anni fa il metodo di chi faceva le liste era: ‘faccio tutto da solo’. Potevo imporre i miei ma ho cercato di comporre un equilibrio, perché il partito è comunità», ha detto Letta durante la riunione della Direzione nazionale provando a disinnescare la bomba dei dissapori e soprattutto provando a non disperdere i voti.

Il vero tema per il Pd sarà questo: chi è rimasto fuori dai giochi farà campagna elettorale per i ‘dem’, oppure resterà a guardare o peggio ancora approderà ad altri ‘lidi’ portandosi dietro il proprio ‘pacchetto’ di consensi? Domande che hanno reso tormentata la giornata di ieri. Ma tant’è, il quadro delle liste è stato composto. C’è spazio anche per quattro under 35 che correranno da capolista: il segretario provinciale del Pd Napoli Marco Sarracino, fedelissimo del ministro del Lavoro Andrea Orlando; la 25enne veneta Rachele Scarpa, che nel 2020 si era candidata consigliere regionale a sostegno del candidato governatore Arturo Lorenzoni; la 31enne molisana Cristina Cerroni, che fa politica sin da ragazzina (a 19 anni è stata eletta consigliere comunale); il lucano Raffaele La Regina, che a 28 anni è segretario del Pd Basilicata.

Giochi chiusi, dunque, con Andrea Orlando che prova a difendere il risultato: «E’ stato un lavoro faticoso, ci sono sempre troppe esclusioni… ma credo siano liste competitive e per fare un buon risultato». Si vedrà.

martedì, 16 Agosto 2022 - 08:00
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