L’inchiesta Sorella Sanità, che nel 2020 portò a 13 arresti, seguiti da condanne in primo grado, a Palermo, arriva alla sua seconda tranche. I militari della Guardia di Finanza di Palermo hanno infatti arrestato 5 persone (una è in carcere, 4 ai domiciliari) e notificato cinque obblighi di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria. I reati, ancora una volta, spaziano dalla corruzione alla turbativa d’asta.
In particolare, in questo secondo filone di indagine che va a colpire la sanità palermitana, gli inquirenti partono da una presunta tangente di 700mila euro che una società aggiudicataria di una gara pubblica avrebbe versato al fine di ottenere la realizzazione, gestione e manutenzione del sistema informativo dell’ASP (azienda sanitaria provinciale) 6 di Palermo, del valore di 12,4 milioni di euro; la tangente sarebbe stata corrisposta al presidente della commissione di gara e al suo faccendiere.
Altre tangenti sarebbero state elargite a un pubblico ufficiale e al suo faccendiere (entrambi così indicati nella nota della Procura) per due gare, per la fornitura di apparecchiature elettromedicali, gestite rispettivamente dalla Regione Siciliana e dall’ASP di Palermo, dell’ammontare complessivo di oltre 220 milioni di euro. In questo caso la società aggiudicataria, con l’apporto di un consulente legale, avrebbe predisposto contratti meramente formali di manutenzione di apparecchiature, con l’unica finalità di giustificare, grazie all’utilizzo di fatture false, il passaggio di somme di denaro che, tramite un’impresa compiacente, sarebbero poi giunte ai presunti corrotti.
In alcuni casi si configurerebbe invece la turbativa d’asta, sia in merito a una gara ad evidenza pubblica per la quale ingerenze sarebbero arrivate anche da un appartenente alle forze dell’ordine, sia per una gara da 227 milioni di euro per i servizi di pulizia in ambito sanitario nella quale sarebbe implicato un pubblico ufficiale dell’ASP di Enna, in qualità di consulente della Regione Sicilia.
Altro caso indagato dalla Guardia di Finanza, quello del presidente della commissione di gara per l’affidamento del servizio di ossigenoterapia domiciliare relativo alle aziende del bacino occidentale della regione Sicilia, del valore di 66,4 milioni di euro, che avrebbe rivelato informazioni riservate ai dirigenti della società aggiudicatrice dell’appalto, in cambio della promessa di una tangente pari all’1% dell’importo di gara, nonché di soggiorni in hotel di lusso-
Un funzionario dell’ASP di Enna invece sarebbe stato corrotto da due dirigenti di un’importante società del settore sanitario, al fine di ottenere indebitamente la prosecuzione di un contratto relativo all’assistenza domiciliare respiratoria per il bacino orientale dell’isola siciliana, del valore complessivo di 140,7 milioni di euro.
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venerdì, 21 Ottobre 2022 - 10:53
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