Guerra Schlein-De Luca, lo schiaffo a Piero ultimo capitolo: Pd spaccato alla Camera, suonano le sirene del Terzo Polo

Piero De Luca

Piero De Luca declassato, e il Pd alla Camera si spacca. L’ultimo scontro a distanza tra il governatore campano e la segretaria Schlein si è consumato nell’assemblea del gruppo dem a Montecitorio, con il figlio deputato nel mirino. La riunione ha definito l’Ufficio di presidenza, su proposta della presidente Chiara Braga, fedelissima di Schlein, sono stati eletti come vice presidenti Valentina Ghio, Toni Ricciardi, Simona Bonafè (vicario) e Paolo Ciani.

A cadere, dunque, è stata proprio la testa di De Luca jr, fino ad ora vice presidente. A Piero De Luca – assente dall’assemblea – è andata la carica di segretario, peraltro con deleghe pesanti come Pnrr, riforme e sicurezza. La scelta del Nazareno ha innescato la reazione a catena dell’ala riformista. A dare fuoco alle polveri Base riformista, la corrente cui aderiscono i De Luca. Il leader Lorenzo Guerini, presidente del Copasir, ha alzato i toni in assemblea: «Non accetto i processi a un cognome», ed inoltre «è sbagliato trasformare questo passaggio nella ricerca di uno scalpo politico».

Oltre a Guerini, non hanno partecipato al voto Marianna Madia – che ha parlato di «un’operazione punitiva e senza mordente» – e Piero Fassino. Idem Enzo Amendola, dopo aver sottolineato l’indebolimento della rappresentanza del sud nell’ufficio di presidenza. Su Facebook si registra lo sfogo di Piero De Luca. «Nell’augurare buon lavoro al nuovo ufficio di presidenza – scrive il deputato-, non posso non rilevare che la vicenda del Gruppo parlamentare ha assunto in queste settimane un significato politico-simbolico ben superiore ai destini dei singoli, per cui credo doveroso esprimere una riflessione. È chiaro a tutti che le logiche che hanno prevalso in questa vicenda, per quanto mi riguarda, non sono state fondate né su dinamiche politiche, né sulle competenze, né sul contributo al lavoro parlamentare, ma risentono di scorie ancora non smaltite delle ultime primarie. Si è consumata una sorta di vendetta trasversale che non fa onore».

L’accusa a Schlein è chiara: i De Luca, sostenitori di Bonaccini alle primarie, considerano l’ultima vicenda a un “regolamento di conti”. «Io credo che un grande partito come il PD – aggiunge De Luca jr – debba rilanciarsi parlando di temi, di contenuti, di idee, di progetti, anche di sogni per il futuro del Paese. Debba in sostanza parlare di qualcosa, non lavorare contro qualcuno; debba impegnarsi per aggregare e costruire, non disgregare o distruggere e debba farlo possibilmente con una linea politica chiara, non ambigua o equivoca, sulle grandi questioni di attualità. Ma forse ad alcuni di rafforzare il partito interessa davvero poco».

L’ex vice presidente del gruppo Pd sottolinea: «La vita ovviamente va avanti. E l’impegno non si fermerà anzi aumenterà ancora di più. Continueremo il lavoro con ancora maggiore determinazione e convinzione per la nostra comunità democratica, al servizio del Paese. E continueremo il lavoro per difendere l’esistenza stessa del Partito Democratico, il cui tratto distintivo risiede nella capacità di essere una comunità, in grado di aggregare, unire, tenere insieme sensibilità e culture plurali, progressiste, riformiste, liberali, cattolico democratiche».

L’ultimo passaggio mette un freno alle ipotesi di rottura tra i De Luca e il Partito Democratico. Ma resta sul tavolo la questione del terzo mandato alla Regione Campania. Sul punto, la distanza tra le parti è siderale: Vincenzo De Luca è intenzionato a ricandidarsi, Schlein vuole invece voltare pagina, nel nome della sua crociata contro i cacicchi. Le sirene del Terzo Polo, intanto, suonano sempre. E un approdo dei De Luca tra i renziani non è mai da escludere.

mercoledì, 7 Giugno 2023 - 13:33
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