Il battesimo di fuoco è stato un omicidio di camorra, consumato stanotte al Pallonetto di Santa Lucia. Non una novità per Maurizio Agricola, appena insediato da questore di Napoli. Per oltre 15 anni, come funzionario, è stato in servizio da queste parti. «Siamo a buon punto nelle indagini su questo fatto» anticipa subito. Palermitano d’origine, napoletano d’adozione, 61 anni. Per Agricola è un ritorno in città, dopo 13 anni.
Promosso questore a Trapani, ha diretto anche le questure di Modena e Catanzaro. Ma Napoli è Napoli. «È una città che amo – dice incontrando la stampa -, mi ha adottato, a 25 anni sono venuto qui, la mia famiglia è qui». Voce bassa, tono pacato. Lo descrivono come un duro, ma lucido e riflessivo. «Ho trovato una città cresciuta, turisticamente, culturalmente, per questo – osserva – bisogna averne maggiormente cura, credo che la società civile possa fare tantissimo da questo punto di vista». All’occhio del poliziotto non sfugge una mutazione: «Luoghi che erano ritenuti inaccessibili, come i Quartieri spagnoli e la Sanità, sono rientrati nei percorsi turistici». Il neo questore non nasconde un’emozione «fortissima». Un grazie, non formale, va a chi lo ha scelto con ponderazione. Vittorio Pisani, capo della Polizia. Un altro che conosce Napoli come le sue tasche. «Sarei un incosciente – ammette Agricola – se non sentissi fortemente la responsabilità dell’alto incarico».
Prevedibili le «tre le direttrici fondamentali su cui ci dobbiamo muovere: ordine pubblico, criminalità e controllo del territorio». Non può scoprire le carte, il nuovo numero uno di via Medina. Ma si aspetta una dura prova, nei prossimi anni. «Le sfide che ci attendono sono tante – sintetizza – dall’ordine pubblico ai conflitti sociali e occupazionali, i grandi eventi che Napoli sempre richiama; e ancora la criminalità, sia in forma organizzata che in quella definita diffusa».
In cima all’agenda la camorra, tradizionale priorità, con le sue trasformazioni. «Le alleanze storiche che persistono e si contrappongono sul territorio – spiega – stanno vivendo una crisi di rappresentatività. L’omicidio di stanotte è testimonianza delle fibrillazioni ancora presenti. I grossi capiclan sono detenuti per lunghe detenzioni, quindi ora si affacciano nuove leve che si confondono con una realtà più da banda criminale giovanile per il controllo delle piazze di spaccio, ma agiscono con una certa spregiudicatezza».
Le giovani leve, peraltro, «si presentano in maniera molto più violenta e aggressiva con l’uso delle armi». Lo confermano «tanti interventi e arresti fatti nell’ultimo semestre: 24 arresti tra i 14 e i 22 anni, 120 denunciati per vari reati, rapina, uso di armi, anche omicidio». Fenomeno contiguo, ma non uguale, «quello delle bande giovanili». È «sicuramente uno dei problemi di Napoli – avverte il questore – da attenzionare a 360 gradi». Alla base «c’è una crisi dei modelli educativi, la famiglia e le scuole devono venire incontro, sono pilastri fondamentali nella formazione dei giovani». La promessa di Agricola: una presenza di forze dell’ordine «sul territorio e soprattutto in quelle aree dove maggiormente si concentrano i giovani nel fine settimana».
giovedì, 6 Luglio 2023 - 12:53
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