Uccise genero e nuora a Sant’Antimo, nuovo interrogatorio per l’indagato: ora ammette anche l’omicidio della ragazza


Non ricordava di avere ucciso la nuora, diceva. Diceva che dopo avere ammazzato il genero Luigi Cammisa, gli si era spento il cervello. Adesso Raffaele Caiazzo, in carcere da un mese con l’accusa di duplice omicidio, aggiunge un nuovo tassello alla sua ricostruzione dei fatti, fatti già acclarati dalla magistratura inquirente.

Tutte le notizie sul duplice omicidio, sull’inchiesta relativa alla morte di Luigi Cammisa e Maria Brigida Pesacane

Lo scorso 13 luglio Caiazzo è comparso nuovamente dinanzi al pm Marco Lojodice, titolare del fascicolo sul duplice omicidio di Sant’Antimo (in provincia di Napoli), e ha reso – su sua richiesta, come riportato oggi dal quotidiano ‘La Repubblica’ – un interrogatorio nel corso del quale ha ammesso di avere ucciso la nuora Maria Brigida Pesacane. Un delitto, quello della giovane, che Caiazzo non ha mai negato, pur non ricordandolo: «Se dite che l’ho fatto, è così. Vi credo, ma io non ricordo», disse subito dopo l’arresto. Adesso, invece, uno sprazzo di memoria gli è tornato.

Quanto alle ragioni del duplice delitto, Caiazzo fornisce delle sue spiegazioni. Anzitutto sostiene che la mattina dell’8 giugno non è uscito di casa con l’intento di ammazzare il genero e il nuora (entrambi sposati con i due figli di Caiazzo). Ripete, però, di essere certo che i due avessero una relazione, circostanza invece smentita da tutta la famiglia che, al contrario, sospetta di un invaghimento di Caiazzo nei confronti della giovane nuora e di una gelosia crescente che lo avrebbe spinto a uccidere Cammisa e Pesacane.

Tant’è, Caiazzo dice che quella mattina è uscito di casa con la pistola non per usarla, ma perché appassionato di armi. Ha quindi incontrato il genero Luigi Cammisa, coii quali i rapporti erano già tesi proprio perché lui lo accusava di avere una relazione con Maria Brigida. Sempre per questa ragione, dice Caiazzo, i due hanno litigato, a quel punto Caiazzo ha estratto la pistola, Cammisa – è la versione di Caiazzo – avrebbe messo una mano sulla pistola e quindi lui avrebbe sparato temendo che il genero l’avrebbe disarmato e gli avrebbe sparato. Poi Caiazzo si è recato a casa di Maria Brigida Pesacane. Ma perché? A questa domanda non c’è ancora risposta. C’è però la ricostruzione drammatica di quei momenti in casa della donna: Maria Brigida Pesacane è sola, il marito Alfonso (figlio di Caiazzo) è già a lavoro. L’indagato dice di avere confessato alla ragazza l’omicidio di Luigi Cammisa, dice che alla reazione della giovane ha perso la testa e quindi ha estratto l’arma. Lei avrebbe cercato di ripararsi in bagno, ma lui le avrebbe sparato prima che la porta si chiudesse. Al delitto, è il sospetto della procura, potrebbero avere assistito i figli piccoli della donna. Caiazzo dice di non avere visto i nipotini, il che potrebbe far presumere che i bimbi stessero dormendo, ma gli inquirenti ritengono invece che i piccoli abbiano visto ogni cosa. Nessun aiuto da parte di Caiazzo è arrivato anche sul dove sia finita la pistola usata per il duplice omicidio: dice di non ricordare quando e dove l’ha persa.

domenica, 23 Luglio 2023 - 11:39
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