Caso Apostolico, il comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati ha deliberato lo stato di agitazione e la convocazione dell’assemblea generale «che abbia all’ordine del giorno gli attacchi alla giurisdizione e la pesante denigrazione dei singoli magistrati che hanno adottato provvedimenti in materia di protezione internazionale». La decisione è in un documento approvato a maggioranza dopo un lungo dibattito sulla vicenda del giudice di Catania, Iolanda Apostolico, con il voto contrario degli esponenti di Magistratura indipendente.
L’Anm chiede anche al Garante per la protezione dei dati personali «di adottare tutte le opportune iniziative a tutela dei magistrati che sono stati e che saranno oggetto di intrusioni indebite nella loro vita privata in conseguenza del contenuto dei loro provvedimenti» e al ministro della Giustizia di precisare «il contenuto e le finalità del mandato conferito agli ispettori in merito ad un magistrato del Tribunale di Catania», cioè Apostolico. La delibera giunge dopo giorni di polemiche, a seguito del provvedimento adottato dal giudice etneo, con la disapplicazione del decreto Cutro e la liberazione di alcuni migranti.
«Ancora una volta, siamo in presenza di un attacco di straordinaria gravità – denuncia l’Anm – che sposta volutamente l’attenzione dalla discussione sul merito del provvedimento e la sua motivazione giuridica, fondata sul contrasto della normativa interna con il diritto europeo, alla persona del giudice che lo ha emesso, valorizzando dati informativi, sulla cui legittima acquisizione è in corso un’indagine da parte della Procura della Repubblica competente, su comportamenti tenuti al di fuori dell’esercizio delle funzioni. Attacchi strumentali di tal fatta perseguono l’ulteriore obiettivo di rafforzare nell’opinione pubblica la convinzione della necessità di modificare profondamente l’assetto costituzionale della magistratura, voluto invece dai Costituenti proprio per garantire ai cittadini una giustizia indipendente e uguale per tutti».
Il sindacato delle toghe non intende per questo sottrarsi «ad una seria riflessione sulla imparzialità del magistrato in tutte le sue declinazioni. Ma oggi chiediamo con forza alla politica di riflettere sugli effetti dannosi per i cittadini di simili operazioni di delegittimazione, volte a indebolire la credibilità del potere giudiziario e l’indipendente esercizio della funzione giudiziaria». Il monito: «Nessuno dimentichi che una giustizia autorevole e indipendente è condizione stessa dell’esistenza di una moderna democrazia liberale, che è la forma di governo sancita dalla nostra Costituzione, nella quale vogliamo continuare a vivere».
Nel suo intervento il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, ha sostenuto che «dalla critica, che è sempre legittima a un provvedimento giudiziario» si è passati ad una «caccia all’uomo, ad una campagna denigratoria». Per Santalucia si è «passati alla ricerca di elementi che possano gettare ombra sull’imparzialità di un magistrato. Dobbiamo chiederci se un magistrato potrà, alla luce di questa campagna, fare il proprio dovere e cioè fare giustizia prescindendo da tutte queste considerazioni. La giurisdizione va rispettata per quello che è, un potere indipendente».
Intanto, però, la posizione di MI ha innescato uno scontro con Area democratica per la Giustizia. «Oggi alla riunione del comitato direttivo centrale dell’Anm come nei giorni scorsi al Csm – recita una nota del coordinamento di Area DG -, Magistratura Indipendente ha dimostrato di aver fatto una scelta di campo». Le toghe di Area ricordano: «Al congresso di Palermo avevamo ben spiegato come si stesse saldando un asse tra questo gruppo associativo e la maggioranza di Governo. Quale la contropartita? I voti dei laici di centrodestra necessari a monopolizzare le nomine dell’autogoverno in cambio della tacitazione della magistratura e della Anm portata in dote da MI?».
Secondo il gruppo delle toghe progressiste, «si vorrebbe una magistratura silenziosa e prona alle linee culturali della maggioranza, ottenuta anche a costo di rinunciare alla funzione di interpretazione delle leggi. Un associazionismo silente o comunque diviso che sacrifica i magistrati che rendono provvedimenti sgraditi lasciandoli esposti al dileggio pubblico e prolungato per settimane e ad una indecente attività di dossieraggio che ne attinge la sfera più privata». La nota di Area conclude: «Oggi abbiamo fermato questa deriva ma le insidie che reca sono sempre presenti. Ci chiediamo quale prezzo la magistratura dovrà pagare prima che questo disegno venga abbandonato».
Ma dalla maggioranza di governo è partito un nuovo attacco. Un comunicato della Lega afferma: «La riforma della Giustizia è urgente, nel frattempo la magistratura deve concentrarsi per lavorare proficuamente e giudicare con serenità: le proteste e i toni sopra le righe della Anm non aiutano a ristabilire un clima rispettoso».
sabato, 21 Ottobre 2023 - 22:37
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