Banda Uno Bianca, nuova inchiesta per omicidio a carico di ignoti

Uno Bianca, la scena del duplice omicidio di Castel Maggiore

Sul caso della Uno Bianca c’è una nuova inchiesta,a carico di ignoti, che ipotizza il concorso in omicidio volontario. Secondo l’Ansa il nuovo fascicolo di indagine è stato aperto dalla Procura di Bologna in seguito all’esposto presentato a maggio scorso dagli avvocati Alessandro Gamberini e Luca Moser, che assistono alcuni familiari delle vittime della Banda della Uno bianca. L’esposto chiede agli inquirenti di svolgere nuove indagini e fare la comparazione del Dna su alcuni capelli, trovati all’epoca all’interno della Fiat Uno usata dagli assassini. E poi nuovi esami balistici, con tecniche moderne, sui bossoli e sul revolver in uso all’ex brigadiere Domenico Macauda – già condannato per calunnia – e l’acquisizione di una serie di atti per approfondire l’omicidio dei carabinieri Cataldo Stasi e Umberto Erriu, uccisi il 20 aprile 1988 a Castel Maggiore.

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L’esposto, 250 pagine, è stato depositato anche alla Procura nazionale Antiterrorismo e per conoscenza a quella di Reggio Calabria, che indagò sulla Falange Armata. L’auspicio è una riapertura delle indagini sul gruppo criminale capeggiato dai fratelli Savi, composto per cinque sesti da poliziotti e che tra il 1987 e il 1994 uccise 23 persone e ne ferì oltre 100. La tesi dei familiari è che ci siano state e vadano accertati eventuali mandanti, ulteriori complicità e coperture.

I legali concentrano l’attenzione sull’episodio nel parcheggio della Coop di Castel Maggiore, che ritengono essere uno degli snodi irrisolti dell’inquietante vicenda. Segnalano testimonianze raccolte nell’immediatezza secondo cui ad agire furono almeno tre persone, contraddicendo la versione fornita da Roberto e Fabio Savi per cui c’erano solo loro due. Si sarebbe trattato di un agguato con fuoco incrociato e non una rapina contro un mezzo portavalori. Secondo l’ipotesi dell’esposto, la banda avrebbe potuto avere notizia di qualche sospetto da parte dei carabinieri di Castel Maggiore su di essa, e per questo decise di eliminarli.

Quanto a Macauda – condannato per aver fatto trovare prove false a carico di pregiudicati e di una famiglia di incensurati – si invoca l’acquisizione di atti di procedimenti che lo riguardarono, evidenziando presunte questioni rimaste in sospeso, emerse dai suoi interrogatori dell’epoca e da altre testimonianze, su alcuni bossoli ‘disseminati’ a casa di due persone e su uno ritrovato nella macchina dei killer. Domani al Pilastro di Bologna si commemora un altro eccidio, quello dei tre carabinieri assassinati il 4 gennaio 1991.

mercoledì, 3 Gennaio 2024 - 22:37
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