Corte dei conti Campania, nel mirino del procuratore lo scudo erariale e il ‘doppio lavoro’ dei docenti universitari

di Giorgio Pari

Sono 84 gli atti citazione emessi e oltre 26 milioni di euro i danni erariali contestati dalla procura della Corte dei conti della Campania nel 2023. Una però è la preoccupazione del procuratore Antonio Giuseppone. “Lo scudo erariale – afferma in un incontro con la stampa – sembrava dovesse terminare a giugno e invece in maniera inaspettata, e nonostante fosse stato assicurato che non ci sarebbe stata proroga in occasione dell’inaugurazione anno giudiziario, il giorno dopo è stato prorogato”. Analoghe perplessità sono state sollevate ieri da Michele Oricchio, presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei conti della Campania. Questo il clima alla vigilia della cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario, in programma domani mattina a Napoli, a Villa Pignatelli.

Leggi anche / Caivano, procura Corte Conti chiede danni a ex sindaco e 6 ex assessori: condotte scriteriate dietro crac Comune

Lo scudo erariale nasce come norma Covid. Invece è ancora lì, “dopo che l’Oms ha certificato che la pandemia è terminata”. E inoltre è “una norma che – accusa Giuseppone – si regge sulla paura della firma, una paura inesistente”. Secondo il procuratore “il rischio è che si voglia coprire l’amministratore o il dipendente pubblico inefficiente o inetto”. Tutto ciò, in pratica, “provoca uno scardinamento dell’intero sistema”. Anche perché “passa il messaggio che purché si spenda il denaro va tutto bene”. E invece no. “La cattiva gestione delle risorse pubbliche ha un costo sociale molto elevato per i contribuenti”. Dato aggiornato al 2023: “Ben 180 miliardi di euro”. Ma lo scudo è implacabile. “O si prova il dolo e si accertano condotte gravemente colpose – evidenzia il procuratore – o non possiamo andare avanti”. Insomma, “è una norma di dubbia compatibilità costituzionale”.

A farne le spese sono anche i controlli sul Pnrr. “C’è una enorme massa di denaro pubblico – rincara Giuseppone – che rischia di essere immessa senza il dovuto controllo”. La prova? “Lo scorso anno meno del 6% dei fascicoli aperti è sfociato in una citazione, il resto archiviati in nome della paura della firma”. E attenzione anche ad un altro fraintendimento. “Se passa il messaggio che quelle del Pnrr sono risorse a fondo perduto – sottolinea il procuratore – è sbagliato: I due terzi di questi fondi lo Stato italiano li dovrà restituire all’Unione Europea, sono risorse che vanno gestite correttamente”. Sulle indagini in corso, Giuseppone si trincera dietro un ovvio riserbo. In procura non è passata inosservato l’annuncio di un esposto sui manifesti anti governo della Regione. Contro l’iniziativa della giunta, il centrodestra sembra intenzionato a muoversi. “La notizia ha destato il nostro interesse” premette Giuseppone. E se una denuncia arrivasse la “valuteremo con la massima attenzione e con serenità, come per tutti gli esposti”.

Un affondo il procuratore lo riserva al caso dei professori. “Nella nostra attività ci siamo spesso imbattuti in docenti universitari a tempo pieno che – spiega -, dietro lo schermo astratto dell’attività consulenziale che all’indomani della Legge Gelmini può essere liberamente esercitata anche dal docente universitario a tempo pieno, in realtà svolgono attività libero professionale”. Una cosa “che è vietata prima dell’entrata in vigore della Legge Gelmini, e lo è anche dopo”. Però “nonostante che la giurisprudenza della Corte dei conti si stia consolidando entro certi rigorosi limiti, entro cui anche il docente a tempo pieno può svolgere attività consulenziale, ci continuiamo a imbattere in fattispecie singole nelle quali il docente continua a provare a far passare come attività consulenziale una vera e propria attività professionale”. In questi casi “noi ovviamente interveniamo, perché questo è assolutamente vietato”.

martedì, 27 Febbraio 2024 - 23:04
© RIPRODUZIONE RISERVATA